Palermo: dopo sei partite Baldini non ha ancora cognizione dell’organico

L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” analizza il momento in casa Palermo dopo la brutta sconfitta di Foggia e addossa le colpe a Baldini.

Baldini si è assunto le colpe e ha fatto bene perché quello visto allo Zaccheria è stato uno spettacolo schizofrenico senza un nesso causa. Perché il tentativo di fare copia e incolla con la gara d’andata proponendo il 3-4-2-1 poteva anche avere un senso, a patto che, oltre al modulo, venissero replicati anche gli interpreti, almeno nelle caratteristiche. Il Palermo al Barbera strapazzò gli uomini di Zeman perché Filippi decise di mettere due terzini sugli esterni come Doda e Giron dando copertura sulle fasce nel tentativo di sfondare centralmente grazie al lavoro in pressione di De Rose-Odjer e alla velocità di Fella, Floriano e Brunori.

Baldini, invece, ha pagato a caro prezzo la scelta di due esterni offensivi come Valente e Felici e l’errata disposizione del terzetto di difesa, dove Lancini al centro da sempre fa fatica, così come Marconi nel centro sinistra, escludendo a priori Perrotta. Un allenatore che subentra è come un medico che per provare a curare il malato chiede la sua storia clinica. La sensazione è che non sia stata fatta alcuna anamnesi e quindi non è stato preso in esame come si era espresso il Palermo prima del suo arrivo.

Sarebbe bastato vedere quale è stato il terzetto di base difensivo che ha subito meno con Filippi, quello composto da Buttaro, Marconi e Perrotta con Lancini prima alternativa a Buttaro. Una percezione sempre più crescente che pone degli interrogativi riguardo al futuro, perché evidenzia che il tecnico dopo sei partite non ha ancora cognizione dell’organico. I numeri iniziano ad andare nella direzione opposta ai propositi della società al momento dell’avvicendamento in panchina.