L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sui danni causati dagli incendi a Palermo.
La montagna bruciata e irrimediabilmente ferita sovrasta le 44 villette del condominio di via Costantino, 28, una strada stretta che si inerpica da viale Regione Siciliana nella zona dell’ospedale Cervello. Nelle parole di chi entra ed esce da quello che è più un residence che un vero condominio la paura vissuta da vicino nella notte dell’incendio ma soprattutto il timore per l’altro rogo, quello della discarica di Bellolampo che il mattino dopo ha portato sulle case una minacciosa nube nera dall’odore acre. Per questo chi passa davanti alla portineria lancia un’occhiata perplessa verso quella che sembra un’innocua casetta gialla dal tetto spiovente delle dimensioni di una cuccia per cani da dove spuntano anemometri e altri strani apparati.
«L’hanno portata i tecnici dell’Arpa poco prima che qui scoppiasse l’inferno – racconta il giovane portiere, Roberto Liga – Dovevano toglierla
oggi ma hanno detto che resterà per molti giorni». È quella casetta la centralina che ha registrato valori elevati di diossina, è a lei che gli abitanti della zona adesso guardano con timore. «Ci siamo sentiti abbandonati la notte in cui le fiamme hanno bruciato la collina – dice con rabbia Manuela Lo Cascio – I vigili del fuoco non si sono visti, a telefono dicevano “salvate voi la vostre case, noi dobbiamo salvare vite” e ci sentiamo abbandonati anche adesso. Non ci dicono nulla, viviamo tappati in casa, non usiamo neanche i condizionatori. I bambini vorrebbero usare la piscina condominiale che è stata ripulita dalla cenere ma io non mi fido».
C’è anche chi non sa cosa fare dei frutti dei suoi alberi: «Ho agrumi, altra frutta – racconta Francesco Mirrione – ma non so se quando saranno maturi li mangerò. So solo che dopo quella nube abbiamo tutti avuto mal di testa e che la mia cagnolina jack russell ha dormito per due giorni, stava rintanata nella cuccia. Il veterinario ci ha detto che è rimasta intossicata». Anche i condomini a quattro zampe hanno sofferto: «Il mio cane l’ho portato in via Sciuti dove lavoro», confessa Manuela mentre sul vetro della portineria spicca la foto di un gattone tigrato, scomparso durante gli incendi.