Palermo-Carrarese e il doppio ex mancato. Escl. Ponte: «Carrara esperienza dolorosa. Volevo aiutare Zamparini, ma…»

“Il ritorno in Serie B della Carrarese mi ha fatto molto piacere. Dopo tanti anni di assenza da questa categoria, il risultato centrato è stato un vero miracolo. Al Palermo speravo andasse meglio, pensavo che potesse essere l’annata giusta. A guidare i rosanero adesso ci sono gli investitori giusti, dotati delle possibilità finanziarie per ambire al ritorno nella massima serie, palcoscenico ideale per una piazza importante come palermitana”. Queste le considerazioni ai microfoni di Ilovepalermocalcio.com di Antonio Ponte, ex Presidente della Carrarese e vicino ai rosanero nella precedente gestione targata Maurizio Zamparini.

La cifra tecnica dei rosanero può far protendere dalla loro parte la sfida in programma lunedì?

«La componente tecnica ha sempre la sua rilevanza. A questa si unisce certamente anche il possibile fattore campo. Sono tutti aspetti che possono influire sull’andamento di una partita. Poi però c’è anche la componente dell’imprevedibilità sempre presente in un campionato così equilibrato e mai avaro di sorprese come quello cadetto. Anche questo è il bello del calcio».

Nel 2018 lei fu vicino a rilevare il club rosanero. Perché l’affare non si concretizzò?

«In realtà le cose andarono diversamente. Quando venni a Palermo lo feci a nome di un fondo inglese che mi voleva come presidente, in qualità di persona che conosceva il mondo del calcio. Il colloquio tra Zamparini e i rappresentanti del fondo andò però male, ma nonostante la mancata chiusura il patron rosanero mi volle con lui con l’intenzione di nominarmi presidente del club. Poi non se ne fece più nulla perché lo stesso Zamparini decise di vendere il Palermo. Io non avevo le capacità economiche per acquistare la Società ma il mio ruolo era quello di aiutare Zamparini nella ricerca degli investitori giusti. Se mi avesse ascoltato non avrebbe mai venduto a quel gruppo che ha poi fatto fallire il club rosanero. Mi piaceva l’idea di poterlo aiutare ma dopo qualche mese di reciproci apprezzamenti, non si giunse a un felice epilogo».

In passato si è parlato di uno Zamparini attorniato da cattivi consiglieri. Lei ha avuto questa percezione?

«Sì, purtroppo ho avuto questa percezione, anche per come sono andate a finire le cose. Io ero contrario alla cessione ai soggetti che poi portarono al fallimento del club. La mia conoscenza del mondo finanziario piaceva a Zamparini e vide nella nostra amicizia anche un possibile supporto nella ricerca dei giusti investitori. Però per farlo avrebbe dovuto darmi il tempo, resistendo almeno un anno. Cosa che però purtroppo non fece».

Perché nella sua esperienza da Presidente della Carrarese non arrivarono i risultati sperati?

«Rimasi solo un anno alla guida della Carrarese e questo per me fu una delusione. Purtroppo sono successe delle cose che con il calcio hanno poco a che fare e che preferisco non approfondire. Si delineò una situazione per me molto dolorosa. Si verificarono degli eventi che portarono alle dimissioni di mio fratello Raimondo, all’epoca allenatore della squadra, che mi fecero capire che era meglio fare un passo indietro. A volte nel mondo del calcio entrano certi personaggi che finiscono per rovinarlo».

Quale personaggio del mondo del calcio, tra quelli incontrati, le ha lasciato di più?

«Faccio fatica a prenderne solo uno come esempio. L’esperienza vissuta a Siena nella stagione 1999/2000 resta la più bella. Io ero amministratore delegato di quella società guidata da un senese, che riuscì a centrare la promozione al termine del campionato. Giocatori, allenatore, tifoseria e management fecero tutti la loro parte. Un quadrifoglio, per come amavo chiamarlo, sul quale si fondò la vittoria finale».

Dopo Palermo ha provato a rientrare nel calcio? È stato vicino a farlo?

«Fui a un passo da divenire l’amministratore delegato del Venezia, a seguito della conoscenza con il proprietario Niederauer. Questo avvenne prima della promozione in Serie A dei lagunari. Lo stesso Niederauer però voleva a tutti i costi che rilevassi il dieci percento delle quote societarie, proposta che però non accettai. E così alla fine non si concretizzò il mio rientro nel mondo del calcio».

Ritiene conclusa la sua esperienza nel calcio o le piacerebbe riprovarci?

«Ho vinto due campionati e come dice il detto non c’è due senza tre. Sono molto legato ai ricordi dell’esperienza di Siena e a quanto fatto in quel territorio che conosco al meglio. Sicuramente mi piacerebbe misurarmi con una piazza ambiziosa, che ha nel raggiungimento della massima serie il suo obiettivo. In tal senso Palermo sarebbe stata una bella esperienza, ma purtroppo sappiamo tutti come sono andate le cose. Sicuramente le mie possibilità finanziarie non mi permettono di pensare a società della massima serie».

 

 

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