Un’altra sconfitta indecente.

La sconfitta del Tombolato è l’emblema di un fallimento totale. Tutto sembra ormai compromesso. Da una dirigenza che continua a dimostrare incompetenza e a sperperare denaro in scelte sbagliate, a un allenatore immerso nella più totale confusione.

Dalla sfida del Tombolato, più che giudizi aumentano i dubbi e le domande. Incomprensibili i continui cambiamenti, le esclusioni dal primo minuto di Claudio Gomes e di Matteo Brunori, e la scelta di mandare in campo Buttaro in un momento così delicato, nonostante fosse stato quasi mai utilizzato in precedenza.

Sembra quasi che ogni cosa positiva fatta in una partita venga puntualmente distrutta e cancellata in quella successiva. Continuando così, sarebbe impensabile pensare che il Palermo possa crescere e costruire qualcosa: al contrario, si tende a distruggere e a regredire di partita in partita.

Eppure, contro il Bari, il Palermo, pur senza brillare, aveva conquistato i tre punti. Ma invece di consolidare quel risultato, si è scelto di apportare altri cambiamenti forse non del tutto necessari. A superare il Palermo è stata una squadra di livello notevolmente inferiore, ma a questo punto non si può esserne più così certi.

Bisogna ormai farci l’abitudine: il Palermo non è una squadra di livello. Ottava sconfitta stagionale, quarta nelle ultime cinque, e solo una lunghezza di distanza dal Cittadella, attualmente quindicesimo. Peccato, perché l’obiettivo doveva essere ben diverso. Invece, ora bisogna pensare solo a salvaguardare le spalle il prima possibile.

DIONISI ALLO SBANDO

È lampante: Dionisi ha perso completamente le redini della squadra. Scelte scellerate, dettate dalla presunzione di essere in grado di risolvere la situazione con soluzioni che stanno facendo solo del male al Palermo. Non c’è identità di squadra, né forza caratteriale. Di questo Palermo, al momento, non c’è nulla da salvare.

Dionisi, insieme a De Sanctis e alle tante, troppe lacune di un organico non all’altezza, è il simbolo di una stagione fallimentare. Chiusa la passata stagione, a Palermo serviva una rivoluzione che incomprensibilmente non c’è stata. E non c’è da stupirsi se i problemi dei rosanero sono rimasti identici rispetto al passato. Anzi, sono peggiorati, considerando che ora anche l’unica certezza delle passate stagioni – i gol del centravanti – è diventata un lontano ricordo.

Il terzo anno targato CFG sarebbe dovuto essere quello del successo e del divertimento. Invece, il divertimento c’è solo quando il Palermo non gioca. Ma tanto, alla fine, c’è chi decide e chi sugli spalti subisce, vittima di scelte sbagliate.

Solo il mercato potrà cambiare qualcosa. Servirà intervenire pesantemente, non per inseguire la promozione, ma intanto per raggiungere una salvezza tranquilla. Perché se una squadra non riesce a reagire nelle singole partite alle situazioni negative, è assurdo pensare che possa farlo in una situazione di classifica fortemente compromessa.

Palermo è una città che vive di passione, di ambizioni e di orgoglio. Ma quest’anno, ciò che si vede in campo è un insulto a tutto ciò che questa piazza rappresenta. Le cose devono cambiare. Adesso. Non domani, non alla prossima sconfitta, ma oggi. Perché questa città non merita l’umiliazione di un campionato senza anima, senza ambizione, senza futuro.

Ma anche la pazienza ha un limite, e quel limite è stato abbondantemente superato. Se chi guida questa squadra non è in grado di rispettare questo spirito, allora deve farsi da parte. Prima che sia troppo tardi.