L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul Catanzaro e riporta le parole di Iemmello.
In mezzo ai cinque colossi in corsa per la Serie A s’è piazzato il Catanzaro con 3 vittorie di fila. A trascinarlo è l’uomo che ci crede più di tutti: Pietro Iemmello.
Quanto ci credete? «Prima di Cosenza sentivo che quello sarebbe stato il vero banco di prova: vincendo, l’entusiasmo si sarebbe alimentato. E così è stato. Adesso sì, possiamo credere nel secondo posto».
Come vi sentite a giocarvela contro certi avversari? «Loro hanno l’obbligo di vincere, noi no. La B ha sempre avuto una rivelazione: perché non possiamo essere noi? Essere a fianco di certe squadre è motivo d’orgoglio, la nostra organizzazione e programmazione è alla loro altezza, che hanno budget e giocatori più importanti».
Il Palermo è già alle spalle, Como, Cremonese e Venezia devono venire a Catanzaro. «Giocare da noi è complicato per tutti. Certo, loro sono superiori, ma da noi si è accesa una lampadina e chissà».
Insegue il mito di Palanca? «Come gol è impossibile. Però mi piacerebbe lasciare un ricordo come ha fatto lui. E il senso di appartenenza che è tornato nei bambini, come una volta, credo sia un grande risultato per me, più di una promozione».
Ringrazierà sempre il d.g. Foresti che l’ha voluta? «E’ stato il primo che mi ha chiamato. Non trovavamo la quadra e lui ha insistito per farcela: ringrazierò sempre lui e il presidente Noto per la scelta».
Stando in giro rischiava di restare solo un bad boy, oggi compie 32 anni: come si sente? «Io sono sempre un bad boy… Da giovane ho sbagliato, sono istintivo e a volte mi sono preso colpe non mie. Ma ho sempre chiesto scusa. Sono un uomo migliore, ho imparato tante cose per la mia prossima vita da allenatore da insegnare ai giovani».
Rimpianti? «No. Mi diverto e vorrei smettere solo dopo aver portato il Catanzaro in A e averlo salvato»