“Palermo al Microscopio”: Coronado, la samba, il Papu e l’importanza della maglia n. 10

Il Palermo ha ufficialmente un nuovo e iconico numero 10. No, non abbiamo dimenticato il fatto che Igor Coronado sia arrivato già da una manciata di mesi a Palermo, ma bisogna sottolineare come l’ex Trapani si sia cucito addosso il gagliardetto del fantasista per eccellenza solo nel corso delle ultime settimane. Non per colpa sua, ovviamente: sono ancora sconosciuti infatti i motivi che hanno portato mister Bruno Tedino a schierarlo sulla linea di centrocampo, nel ruolo di mezzala.

Chiaro, in organico manca un centrocampista dai piedi educati, ma sarà mica un caso come il trend negativo dei rosanero sia coinciso proprio con l’inserimento del buon Igor nel centrocampo a 5? Male male insomma, anche se col senno di poi siamo tutti bravi. La qualità dell’ex Floriana si è rivelata indispensabile come raccordo tra le linee, così come la sua rapidità ed il suo talento nel saltare l’uomo stanno diventando sempre più importanti per allargare le maglie difensive avversarie e aprirsi la strada alla conclusione.

L’esplosione massima di Coronado si è manifestata nel cambio ruolo definito dal tecnico rosanero nelle ultime partite, con l’ex Pordenone che ha deciso di avanzare ancor di più il raggio d’azione del venticinquenne di Londrina spostandolo in una posizione alla “Papu” Gomez, per intenderci. Una sorta d’anarchia tattica che ha reso il numero 10 devastante, offrendogli la possibilità di non dare punti di riferimento e di far confluire tutta la sua fantasia nel rettangolo di gioco. Una sottigliezza sul piano dello schieramento che a molti dirà poco – da trequartista a seconda punta -, ma che in realtà sembra aver cambiato le sorti di questo Palermo.

Ecco dunque che vengono fuori giocate quali la bicicletta contro il Novara o il gran tiro contro il Carpi, ma anche gli spazi creati per il gol di Nino La Gumina contro i biancorossi. Adesso ci chiederete: perché mai un approfondimento – neanche troppo viscerale a livello tattico, in verità – sulle gesta del folletto verdeoro? Semplice. Lodare l’atteggiamento, sia in campo che fuori, dell’uomo capace di trascinare una squadra alla rincorsa dei primi due posti del campionato di Serie B ci sembrava il minimo, a prescindere dalla tripletta. E anche perché, diciamolo, dopo le esperienze poco felici legate ad Oscar Hiljemark e Davide Di Gennaro si sentiva veramente il bisogno di respirare un’aria di fantasiosa genialità attorno ad una maglia iconica come la 10.

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Massimiliano Rincione