Palermo: acceleratore City per tornare grande, prima seduta per la squadra. Corini fa il Guardiola senza rinunciare al 4-3-3
L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sul Palermo in ritiro a Manchester e la prima seduta degli uomini di Corini.
Quando calavano le prime ombre della sera è passato di lì Ferran Soriano, amministratore delegato del City Group, ex vicepresidente del Barcellona e, a quanto sembra, ispiratore della strategia che ha portato il fondo sovrano di Abu Dhabi a inventarsi questa sinergia planetaria di squadre di calcio. Voleva incontrare per la prima volta Eugenio Corini, allenatore del Palermo e quindi membro attivo della sua rete calcistica.
Non lo ha conosciuto dell’umore consueto. Di solito Corini è uno che sa ridere anche delle storte della vita. In questi giorni chi lo conosce lo vede invece oscuro nell’espressione e cupo nei pensieri. Piuttosto spiegabile, in fondo.
Lo hanno chiamato a dirigere una squadra su cui presumibilmente all’inizio non aveva alcuna intenzione e gli hanno completato il mercato – non proprio nei dettagli: con sette giocatori nuovi – mentre stava ancora prendendo posizione in ufficio.
Quindi Corini una volta sceso in campo fa quello che deve fare, cioè cerca di modellare una formazione che lo rappresenti ben sapendo che il tempo non gli è alleato. Ieri, a parte pochissime assenze dovute a questioni burocratiche e partenze per le Nazionali, aveva finalmente accanto l’intera rosa, compresi un paio di giocatori recuperati di recente come Accardi. A quel punto essere a Palermo ospiti delle forze dell’ordine o sulle verdi distese dell’Academy del City non faceva tanta differenza, non per lui.
A poco a poco, deve venirne a capo. Anche perché l’avvio di stagione non gli è stato particolarmente amico. Nulla di irreparabile, ma a Palermo si aspettano, dopo anni di sofferenze, qualcosa di particolare da uno come lui che da giocatore vedeva lo svolgersi dell’azione come pochi e da allenatore ha sempre dato mostra di equilibrio misto a spudoratezza tattica. Improbabile che nella prima seduta sul terreno del City abbia inteso insegnare a qualcuno come si modella una squadra che abbia un senso – da queste parti impazza Guardiola, non Pinco Pallino – però si è dato da fare parecchio. Dividendo accuratamente i giocatori in due squadre, titolari e meno. E facendoli prendere a cornate – delicatamente, per carità – in partitelle di continuo interrotte da esercizi tattici e poi riprese, con varie modifiche negli schieramenti. Restando però sempre fedele al 4-3-3 che è il suo teorema e la sua luce guida. Prima un bel richiamo atletico, e poi largo al pallone.
In fin dei conti, queste due settimane scarse di sosta internazionale gli permettono di dare spazio al suo vero periodo di preparazione e alla costruzione di una squadra che abbia un’identità. Prima del campionato non ha potuto fare di meglio che lasciar stare i ritiri su montagne lontane e cercare di mettere insieme i pezzi ai quaranta gradi di Palermo. Così quando ha saputo del viaggio a Manchester ha preso a cuore che nessuno dei giocatori lo scambiasse per una gita di piacere. Non c’è stato nulla di diverso nella giornata di ieri da una valida e prolungata sessione di allenamento usuale. Semmai Corini ha prestato particolare attenzione a ciò che gli è sembrato poco efficace nelle ultime partite della squadra: la fase difensiva. Estremamente tattici quindi i primi round di partitella e solo nel finale, quando le ombre della sera stavano diventando oscurità tangibile, spazio alla ricerca del gol. In vacanza in fin dei conti è andato il City – i suoi resti, quelli che avanzano una volta che sono passate le varie Nazionali a ritirare i propri giocatori – e il Palermo invece è qui per lavorare, anche se in uno scenario prestigioso.