L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sulle parole di Accardi in conferenza stampa.
La chiusura del cerchio, ad Accardi, non basta più. Era l’unico reduce del «vecchio» Palermo in B, nella squadra che un mese fa festeggiava la vittoria dei play-off. Oggi è ancora l’unico superstite di quel gruppo lì e punta in alto, quanto più possibile:
«Noi ci crediamo. Se lo dice Baldini, dobbiamo crederci anche noi. Anche lo scorso anno, nei momenti più bui, ci diceva che saremmo andati in Serie B. Dobbiamo mentalizzarci e allenarci per andare in Serie A, dobbiamo far tutto per far sì che accada».
Tutti seguaci del tecnico, come è inevitabile che sia, dopo quello che si è visto sul campo da aprile in poi. Perché tutto sembrava diretto verso un remake dell’annata precedente, fino all’ormai nota sfuriata di Potenza. Qualcosa, invece, è cambiato: «Non sono state annate facili, non abbiamo avuto la strada spianata. Forse solo in D, dove eravamo più forti delle altre e abbiamo dominato». È qualcosa che dà più valore alle imprese del Palermo, chiamato a sudarsi fino all’ultimo centimetro ogni traguardo raggiunto. Una metafora di questa seconda vita di Accardi in rosanero, ancora una volta con un contratto in scadenza e con la necessità di dover dimostrare sul campo quanto sia utile alla causa: «Per me va benissimo così, anzi devo solo dimostrare di meritare questa maglia anche in Serie B. Farò di tutto per far sì che accada». Intanto, il
difensore palermitano parte dalla stima che Baldini ha voluto esprimergli pubblicamente, ovviamente ricambiata: «Con lui sono migliorato calcisticamente, perché Baldini ha un bagaglio di esperienza che può aiutare chiunque, ma soprattutto come uomo».
Solo che ancora, sul terreno di gioco, il numero 4 non lo si vede a causa dell’infortunio al ginocchio patito a Trieste: «Sono in fase di recupero. Anche in estate ho lavorato per recuperare nel miglior modo possibile». Vuole esserci, per la prima di campionato. Vuole esserci per chiudere i conti con la storia, con l’epilogo triste del 2019 che lo ha visto disperato, in quella dannata notte del 24 giugno: «Ho mandato pochissimi messaggi, forse uno, a mio padre, che mi è stato più vicino di chiunque nel momento del fallimento. Ho sofferto molto in quel periodo, mi ha aiutato dicendomi di seguire il cuore. Non mi aspettavo di tornare subito in B in tre anni, ma la cosa più bella è stata l’entusiasmo della città. Non lo vedevo dal 2003, ho vissuto da protagonista le emozioni che sognavo da bambino e l’ho fatto con la squadra della mia città».
In B ci torna da «bandiera», in tutti i sensi, perché per il regolamento è uno dei due giocatori che può essere inserito fuori dalla lista degli over. L’altro slot potrebbe restare vuoto, a meno che non arrivi qualche vecchia conoscenza come La Gumina o Fiordilino: «Sono stato al matrimonio di Luca, purtroppo non sono potuto andare a quello di Nino, ma il nostro rapporto va al di fuori del calcio. Se dovesse venire uno dei due, sarei la persona più felice del mondo».