L’edizione odierna de “La Repubblica” riporta un’intervista a Salvatore Elia.
Dopo L’allenamento del pomeriggio, prima di entrare nel tunnel che porta verso gli spogliatoi dell’Etihad Campus del Manchester City, Salvatore Elia richiama l’attenzione del compagno Davide Bettella: «Ma hai visto quanto sono grandi questi bambini? Sono già più alti di me».
A pochi metri, c’è uno dei campi indoor dell’astronave da 16 rettangoli da gioco del quartier generale City, dove si allenano i baby calciatori di domani. «Io e miei compagni — taglia corto Elia — questa esperienza ce la porteremo dietro per tutta la vita».
Cosa prova un calciatore quando si allena nella struttura principale del Manchester City? «Penso che allenarsi in campi del genere sia Un’esperienza indimenticabile. Quando corri in questi campi hai la pelle d’oca: abbiamo visto macchinari, palestre che mai nella vita avevamo solo immaginato. Siamo tutti felici, ognuno di noi racconta all’altro la
sua sensazione quando vede qualcosa di nuovo».
Cosa l’ha colpita in particolare? «Un dettaglio come la palestra. Ho trovato degli strumenti che non avevo mai visto e poi prima di ogni allenamento è stata una grandeemozione vedere i pacchi e gli armadietti con dei grandi campioni, come Haaland e Fooden, che si vivono in questa struttura 24 ore su 24».