Pagni: «Palermo, Samp e Cremonese deludono: nel calcio le figurine non servono»
Con un curriculum che attraversa piazze importanti come Chievo Verona, Lazio, Salernitana, Ternana e Milan, Danilo Pagni è uno dei dirigenti più esperti e autorevoli del panorama calcistico italiano. Intervistato da Alessio Alaimo per TuttoMercatoWeb.com, Pagni offre un’analisi a 360 gradi sul momento del calcio italiano, tra segnali di ripresa della Nazionale, le difficoltà strutturali del nostro movimento e le dinamiche di Serie A e B. Una riflessione lucida e senza sconti, con lo sguardo di chi conosce profondamente i meccanismi del gioco e del mercato.
Pagni, la Nazionale dà segnali importanti di ripresa. «La ferita ancora sanguina, la figuraccia dell’Europeo non è facile da smaltire. Le ultime prestazioni sono confortanti, precedute da un mea culpa di Spalletti. Ma in questo momento non serve esaltarsi. Le due mancate partecipazioni al Mondiale e la figuraccia all’Europeo hanno lasciato il segno».
Quali sono oggi le difficoltà del calcio italiano? «Si privilegia la fisicità rispetto alla tecnica. Molti sostengono che non si gioca più per strada. In più nelle scuole si fanno al massimo due ore di educazione fisica a settimana. Questo calcio è clientelare, tatticamente esasperato. Ieri ho visto Italia-Francia, non ci sono nazionali giovanili azzurre monstre. La vittoria del calcio italiano è vedere Gatti e Cambiaso in Nazionale, gente che ha fatto la gavetta. Oggi vengono convocati calciatori che dovrebbero accendere un cero. La convocazione sta diventando un fatto ordinario. Ma ho fiducia in Spalletti».
Scudetto: chi la spunterà? «Il Napoli. Al di là di Conte che è riuscito a riportare la squadra su binari vincenti l’organico è molto forte. E il mister cova la vittoria finale».
Che mercato si aspetta a gennaio? «Non sarà un mercato dove ci saranno colpi di scena. Sia l’Inter che il Napoli probabilmente stanno lavorando più in funzione dell’estate. Al Milan l’allenatore deve incidere e dare più continuità, la vittoria contro il Real Madrid ha dato dimostrazione di forza del nostro calcio. Ho lavorato al Milan: li bisogna vincere e convincere».
La Roma vive un periodo di caos. Ma è tornato Ranieri. «Troppe turbolenze, troppi cambiamenti e troppi calciatori sopravvalutati. Nella Roma hanno giocato dei campioni, oggi qualcuno che indossa quella maglia pensa di esserlo e non lo è. Chi ha giocato nella Roma ci ha fatto divertire e sognare, penso a Totti, Montella, Aldair, Cafu, Falcao. È arrivato Ranieri: umanamente è un personaggio credibile, può incidere a livello gestionale ed empatico. Nel mio club uno come Ranieri lo terrei sempre».
Serie B: tra talenti, sorprese e delusioni. Come la vede? «La B esprime il talento dei Fratelli Esposito e anche di Palumbo. Brilla Christian Sphendi. E complimenti al Mantova per quanto sta facendo in rapporto qualità prezzo. Palermo, Samp e Cremonese deludono: in generale dico che nel calcio le figurine non servono. Vero che i giocatori importanti si pagano ma l’arte di un ds è quella di strutturare una squadra con calciatori complementari tra di loro. Spesso l’idea vince sul portafoglio».