Intervistato da “TuttoC.com” Danilo Pagni, direttore sportivo ex di Viterbo e Terni ha commentato il campionato di Lega Pro soffermandosi anche sul Palermo e sul Girone C.
«Mercato a tempo del covid? Siamo in una fase epocale, nella quale i parametri economici e tecnici sono cambiati. Nonostante le iniziative fatte, le società sono in grandissima difficoltà. In Lega Pro c’è un grave problema economico e non si risolverà fino a che non si riscriveranno le regole. Le proprietà devono essere scremate, fuori dal tempio gli avventurieri e i fachiri. Chi acquisisce un club deve avere rispetto per la città, per la provincia e per i dipendenti, perché c’è gente che vive solo di calcio. I presidenti hanno bisogno di iniezioni di liquidità, di essere supportati. È un sistema che ormai si regge sulla legge Melandri, sul minutaggio e sugli sponsor. È un sistema in default. Mancando la C2, uno step tecnico importante, il livello dello spettacolo si abbassa. Bisogna riscrivere le regole, cercare di abbassare la tassazione e trovare gli strumenti giuridici ed economici affinché i proprietari possano attingere a liquidità. Altrimenti è un sistema fallimentare. Il fatto di non aver pagato i contributi fino adesso è un vantaggio, ma domani sarà un problema. Adesso è tempo di ispezioni Covisoc, le società dovranno ricapitalizzare e pagare i contributi. Mercato senza colpi? In questo momento il segnale fortissimo lo ha dato secondo me il Catanzaro. Nonostante sia a 12 punti dalla vetta, andare a prendere Sounas, trattare Iemmello e altri, fare contratti pluriennali, significa che la proprietà rilancia. Questa è linfa per il calcio, un bene prezioso per i tifosi. Il Catanzaro ha dato così anche una proiezione per il futuro, per la prossima stagione, qualora non riesca nel salto di categoria quest’anno. L’Avellino sta cercando di inserire quei due o tre elementi che possano spostare ulteriormente gli equilibri, altrimenti per le sue potenzialità sta facendo un buon campionato».
«Baldini al Palermo? Non mi faccio suggestionare dai nomi delle piazze, verso le quali ho grande rispetto. Quando si parla di Palermo, Catania, Taranto, eccetera, il blasone, con tutto il rispetto, non è proporzionale al valore tecnico. Hanno responsabilità molto superiori al blasone, si creano delle aspettative molto superiori alla normalità. Baldini è un tecnico che ha un suo modo di essere, preparato e originale. In campo non va il blasone ma i valori tecnici. La C si è abbassata come valore, non c’è più la C2 né grandissime proprietà, oltre al Covid-19. Si creano aspettative eccessive legate al blasone attorno a giocatori normali».
«Situazione Catania? Se una società presenta le liberatorie, una fideiussione genuina, ma ha milioni di euro di debiti, si parte già con il piede sbagliato. Adoro la piazza di Catania, ho tanti amici e addetti ai lavori che sento continuamente. Quando il Catania fallì tanti anni fa fu la sua fortuna. Se riusciranno a salvare la società saranno degli eroi, ma a volte passare dal purgatorio per poi tornare in paradiso, come successo allo stesso Catania, al Messina, alla Salernitana, al Parma, non sarebbe male. Fermo restando che auguro al Catania di salvarsi. Ma non è normale iscriversi con milioni di euro di debiti».
«Possiamo nonostante tutto aspettarci qualche colpo a effetto da questa sessione di mercato? Nella scorsa stagione un giocatore che ha spostato gli equilibri è stato Cesar Falletti alla Ternana. A oggi non riesco a individuare un giocatore così in Serie C. Su quella falsa riga, sognando, farei di tutto per convincere Sebastian Giovinco. Se fossi una società facoltosa, vicina per giocarmi la Serie B, farei un’operazione alla Berlusconi e proverei a ingaggiare Giovinco. Quando portai Lima a Taranto o Sissoko a Terni, non bisogna porsi limiti. Sono calciatori che non giocano più per i sogni. Chiaro come detto che si tratta di un sogno provocatorio. Falletti per la C era come un piccolo Messi. Oltre Giovinco mi vengono in mentre altri nomi ma preferisco non dare vantaggi a nessuno! (ride, ndr.). Mio futuro? Sto facendo workshop con osservatori di tutta Italia. Con i miei collaboratori sto monitorando le varie competizioni. Di recente ho avuto qualche colloquio, ci siamo anche piaciuti, sperando ci siano i presupposti. Fermo restando che le motivazioni sono intuibili, sono aggiornatissimo, devo valutare bene le proposte. Se si vuole mantenere un trend vincente, bisogna provare a difenderlo. Ovvio che la scelta definitiva di un presidente è legata a molti fattori, spesso non dipendente dai meriti e dagli algoritmi, può scegliere e ci si deve scegliere a vicenda».