E’ la compravendita dei giocatori l’operazione commerciale sulla quale si incentrava il «meccanismo fraudolento» per evadere il fisco individuato dalla Procura di Napoli nell’ambito di un’inchiesta denominata Fuorigioco per la quale sono stati eseguiti oggi sequestri per oltre 12 milioni di euro e perquisizioni in domicili e altre pertinenze di calciatori e procuratori di serie A e B. Per i magistrati di Napoli esiste «un radicato sistema finalizzato ad evadere le imposte posto in essere da 35 società calcistiche di serie A e B, nonché da oltre un centinaio di persone fisiche, tra calciatori e loro procuratori». I procuratori, sostengono gli inquirenti, fatturavano in maniera fittizia alla sola società calcistica la propria prestazione, come se la loro intermediazione fosse nell’interesse esclusivo del club, mentre di fatto tutelavano gli interessi dei loro atleti assistiti. Le società potevano così dedurre dal reddito imponibile queste spese, beneficiando di detrazioni di imposta sul valore aggiunto relativa proprio a questa pseudo prestazione. E i calciatori non dichiaravano quello che era «sostanzialmente un fringe benefit» riconosciuto loro dalla società calcistica nel momento in cui si accollava il pagamento procuratore. Inoltre, alcuni procuratori argentini, sostengono i pm di Napoli, attraverso il ricorso a documentazione fiscale e commerciale fittizia e l’interposizione di società schermo con sedi in paradisi fiscali, non venivano tassati in Italia dei loro compensi. L’inchiesta che ha portato ai provvedimenti cautelari nasce nel 2012 quando la Gdf acquisì i contratti di Ezequiel Lavezzi, ceduto dal Napoli al Psg, e del quasi sconosciuto attaccante argentino Cristian Chavez. Partendo da quella attività, nove mesi dopo, i finanzieri si sono presentati nelle sedi di 41 società di serie A e B per acquisire ulteriore documentazione. Gli investigatori, già allora, parlarono di un «fenomeno generalizzato» nel calcio italiano, vale a dire la «progressiva ed esasperata» lievitazione degli oneri relativi agli ingaggi dei calciatori. E questo, era l’ipotesi investigativa, avrebbe fatto sì che nel tempo si determinasse una situazione di squilibrio gestionale sul piano economico-finanziario che potrebbe aver spinto le società a compiere una serie di illeciti fiscali. L’attenzione della Procura di Napoli e della Gdf si è concentrata su diversi aspetti della gestione dei club: dalla ricostruzione dei rapporti tra società, procuratori e calciatori alle modalità di trasferimento di questi ultimi; dall’esame dei contratti alle modalità d’inserimento nei bilanci dei giocatori; dalle operazioni di compravendita e rinnovo alla gestione dei diritti d’immagine e dei diritti televisivi; dall’attività di scouting ai compensi per i calciatori qualificati come fringe benefit.