L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sul nuovo indice di liquidità per iscriversi alla serie A.
Gabriele Gravina mette quattro carte sul tavolo della ripartenza. Di fatto, sono già scoperte: 1) la candidatura dell’Italia all’Europeo del 2028 o del 2032; 2) una nuova versione del chiacchierato “indice di liquidità”; 3) il budget 2022 approvato con «approccio prudenziale» in assenza di certezze sulle sorti della Nazionale; 4) e quel «diritto», come l’ha chiamato il presidente della Figc, di ricevere aiuti da parte del governo in un momento di profonda crisi.
Mentre dialoga con l’esterno, il presidente tenta di avviare il processo di riforma del sistema. Un passo importante sarà la revisione dell’indice di liquidità, cioè quel valore che determina il rapporto tra attività e passività correnti, cioè quanto i club contano di incassare e di dover pagare nell’arco di dodici mesi. Oggi quell’indice condiziona le operazioni di mercato ma dall’anno prossimo diventerà solo una condizione da rispettare per ottenere la licenza nazionale. Sarà cioè verificato in sede di inscrizione e non impatterà sulle trattative per l’acquisto dei calciatori. Ma diventerà un parametro sempre più rigido. «Salirà fino al valore di 1 nell’arco dei prossimi 3-4 anni – ha spiegato – Non sarà più un indice che impedirà o consentirà le attività di calciomercato, ma un indice legato all’ammissione al campionato». Tali principi, enunciati in consiglio tra le proteste di qualcuno («ci sono state reazioni irrituali» ha ironizzato Gravina), si trasformeranno in norme a partire dalle prossime iscrizioni ai campionati: una vera stretta nei confronti di chi non ha i conti in ordine.
IMPATTO. A margine del consiglio federale di ieri, il presidente della Figc ha ribadito ancora una volta l’impatto che il pallone ha nella vita economica e sociale del Paese: soltanto di tasse, parliamo di 1,4 miliardi annui (il 70% del contributo dell’intero comparto sportivo italiano). Ma a proposito del budget (con risultato d’esercizio positivo pari a 300 mila euro e margine operativo lordo di 10,9 milioni), ha tenuto a precisare «che la federazione ha una sua autonomia organizzativa, gestionale e finanziaria che prescinde dai risultati sportivi». Quindi nessun terremoto (nemmeno di governance) in caso di passo falso ai playoff Mondiali, come ribadito nell’intervista di una settimana fa al Corriere dello Sport-Stadio.
GOVERNO. Dal punto di vista dei dialoghi istituzionali, la buona notizia per il calcio è questa: se l’Esecutivo reggerà l’urto delle elezioni per il Quirinale, concorderà presto una serie di interventi per dare respiro al movimento. Contributi, misure anti-tasse e provvedimenti strutturali saranno al centro del tavolo tecnico voluto da Gravina e appoggiato dalla sottosegretaria Vezzali, che andrà in scena alla presenza del Ministero dell’Economia. La Federcalcio presenterà un vero e proprio «piano industriale». Sono almeno tre le priorità fissate da Gravina: gli stadi al massimo della capienza («auspichiamo che a brevissimo si torni al 100% con il super green pass»), il prelievo dell’1% sulle scommesse sportive («siamo organizzatori di eventi che generano 15-16 miliardi annui di scommesse e non abbiamo alcun diritto») e la possibilità per i club di «accedere a progetti legati alla ristrutturazione del debito». Da inizio pandemia le società hanno perso oltre 1,2 miliardi.