Sono canditi amari quelli del panettone che mangerà Alessio Dionisi. Sì, il panettone (giusto per usare una metafora mai attuale come in questi giorni) il tecnico rosanero lo mangerà, anche perché a dargli una mano c’è il calendario. Difficilmente, infatti, senza due partite ravvicinate come quelle con il Bari e il Cittadella, l’allenatore avrebbe resistito al timone della squadra.
Una squadra alla terza sconfitta di fila, con la vetta della classifica ormai un miraggio e con la coda della graduatoria invece ben visibile e tangibile. Come se non bastasse, Dionisi, che alla vigilia dice sempre di vedere cose positive, di essere convinto che il Palermo ce la farà (a fare cosa poi ancora non si è capito), dimostra invece di non avere certezze. Anzi, di averne pochissime, come quella che Brunori non deve giocare se non negli ultimi minuti delle partite.
Per il resto, il continuo cambio di moduli – tra una partita e l’altra o durante una stessa gara – e l’alternanza di uomini in posizioni sempre diverse testimoniano che queste certezze non sono poi così chiare o, almeno, lo sono solo nella sua mente.
Comunque la si veda, la terza sconfitta di fila del Palermo testimonia come il campionato dei rosa, se non proprio finito, abbia ormai orizzonti limitati. La lotta per la testa della classifica è definitivamente preclusa. La zona play-off, dalla quale i rosa sono usciti come effetto degli ultimi risultati, resta l’obiettivo minimo.
Ma quello che deve preoccupare è la zona bassa della graduatoria. Quella, per intenderci, che porta in Serie C. Uno scenario assolutamente imprevedibile all’inizio della stagione ma che adesso non può essere ignorato, visto quello che il Palermo ha fatto in questa prima parte del campionato che si avvia al giro di boa.
Il Palermo è in crisi e, anche se a Reggio Emilia si è visto qualcosa di buono, forse è proprio questa la cosa più preoccupante: anche quando non gioca male, il Palermo perde e soprattutto dimostra una grande fragilità, come gruppo e come singoli.
Manca un leader e non si riesce a trovare una soluzione. Così il Palermo lentamente muore, tra la contestazione della gente.