Nel tunnel di Josip. Eclissi Ilicic, di nuovo in crisi. Fuori dalla lista dell’Atalanta?
L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sulla nuova crisi di Josip Ilicic.
Rubiamo l’immagine a Gian Piero Gasperini, perché è molto efficace: «La nostra testa è una giungla». E quella di Josip Ilicic è di nuovo intricata, da qualche giorno quasi inaccessibile. E in una giungla di riflessioni ora è costretta ad addentrarsi anche l’Atalanta, divisa fra il dovere della riconoscenza e il diritto del senso pratico. E diritti e doveri in questo caso si intersecano, come è sempre quando ci sono di mezzo anche i sentimenti.
L’uomo e il calciatore Non serviva, ma sabato sera Gian Piero Gasperini ha chiarito il perché dell’improvvisa eclissi – a Zingonia, e dall’elenco dei convocati – dello sloveno: parlando di giungla in testa, di psicologi e psichiatri, ha scoperchiato il ripresentarsi di un mal d’essere che era rimasto annidato, non scomparso, nell’anima del giocatore. A domanda il tecnico ha risposto, anche perché forse colto in contropiede, ma ha precisato di averlo fatto per l’ultima volta: a Zingonia non si parla volentieri di questo argomento, anzitutto per rispetto dell’aspetto umano. Dunque dell’uomo, prima ancora del calciatore, ilicic. Del rapporto profondo con un giocatore che ha scritto un pezzo di storia dell’Atalanta ed è stato uno dei principali motori del suo decollo, incarnando come forse nessuno il bello di un calcio così intrigante anche grazie ai suoi ricami.
L’impegno e la fragilità Per la prima volta erano scoloriti, quei colpi di classe, in coincidenza con l’uragano Covid di due anni fa e gli era servito tempo per tornare ad assaporare il gusto del calcio. L’Atalanta se l’è goduto per quanto ha potuto, accettando l’incertezza della sua discontinuità: lo ha assecondato nella sua speranza di trovare un’altra squadra dove avere un posto più sicuro; lo ha riaccolto quando quella squadra non si è mai materializzata, nel rispetto di un contratto valido fino al giugno 2023 con opzione (perché qualunque vicenda ha anche il suo lato più “materiale”); lo ha aspettato di nuovo nel vedere – più a Zingonia che in partita – lampi del vecchio Ilicic: quelli che non hanno mai smesso di stregare Gasperini. In verità conquistato, quest’anno, più dalla volontà, insolitamente feroce, di Josip di risentirsi il top player che è stato. Il tecnico lo ha ribadito sabato sera: «Non l’ho mai visto impegnarsi come quest’anno». Ma neanche la volontà può bastare, quando viene frenata da forze superiori, di quelle che in realtà rendono più fragili. Nella testa di Ilicic sono riapparse incontrastabili in prossimità della partita con l’Inter e da allora Zingonia è tornato un luogo lontano dalle voglie dello sloveno.
Il problema lista. Lontano per quanto? Domanda oggi senza risposta, come ha detto Gasperini: l’uomo recupererà, il calciatore chissà. E comunque: chissà quando. Anche perché l’uomo oggi ha bisogno di sostegni che sono “nemici” del calciatore. Ma l’Atalanta non può dimenticare, nel rispetto della componente umana della vicenda, che quella sportiva pesa altrettanto e impone altri obblighi. L’incertezza sui tempi di un eventuale rientro si scontra con quella che forse è l’unica certezza: con Ilicic non si potrà avere fretta, esattamente come due anni fa. Ma soprattutto va in conflitto con l’esigenza di decidere, entro l’inizio di febbraio, quale straniero dovrà fare posto, nella lista da riaggiornare, al neo acquisto Boga.