Nel mondo di Andrea Compagno, parla il fratello Daniele: «Ginocchia sbucciate, fatica e sacrifici. Emozionatissimo per la chiamata di Mancini»
Intervistato dal sito ufficiale di Gianluca Di Marzio, Daniele Compagno, fratello di Andrea, ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito alla pre-convocazione del calciatore palermitano.
«Ha fatto di tutto per nascondercelo. Lunedì scorso era proprio il compleanno di Carola, e Andrea voleva farci questa sorpresa. Ma poi la notizia era cominciata a circolare in Romania e non ha potuto tenercela nascosta: ci ha chiamato, era emozionatissimo. A Palermo vivevamo in una casa grande: nel seminterrato c’era un pavimento in cemento, una sorta di magazzino con mobili e divani vecchi. Papà lo aveva fatto rivestire di erba sintetica: io e Andrea ci giocavamo sempre. Lui allora faceva il portiere, visto che era già altissimo».
«Io pure sono alto, ma non a quei livelli. Quando eravamo piccoli facevamo azioni uno contro uno, tiri da una porta all’altra. Ci trovavamo sempre sudati, con le ginocchia sbucciate e con nostra mamma che ci chiamava per andare a cena quando si faceva tardi. Non smettevamo mai. Volavano anche dopo, quando più grandi giocavamo nel giardino con i nostri amici. Il calcio è sempre stata la nostra passione»
Tradizione familiare, senza dubbio. Anche Daniele ha giocato a lungo, «ma Andrea aveva una marcia in più: il suo obiettivo era molto chiaro. Eravamo insieme nelle giovanili del Gonzaga, una scuola calcio di Palermo. Lui era sotto età, ma era in squadra con me perché era troppo alto. Abbiamo anche vinto insieme un torneo a Villa Simius. Per la finale, non poteva esserci il nostro allenatore. E la società aveva chiesto a mio padre se poteva guidarci. Era stato emozionante festeggiare insieme».
«Niente lagnusie, ma tantissimo sacrificio. Quando andavamo a San Vito Lo Capo in vacanza, vicino a Trapani, lui si allenava tutti i pomeriggi. Io forse per lagnusia al mare ci stavo di più. E poi la dieta: quanto la segue! Arancine? Solo qualcuna in estate e poi va subito a correre. Per il resto è attentissimo, non ha mai voluto sgarrare e non si è mai buttato giù».