Superato lo choc, è il momento delle analisi: quali cause hanno portato il cuore di Christian Eriksen a fermarsi e quali conseguenze avranno nella vita quotidiana e di atleta professionista scrive l’edizione odierna della “Gazzetta dello Sport”.
La necessità di inserire un defibrillatore cardiaco pone la carriera dell’interista di fronte a un primo bivio: sarà un impianto temporaneo o definitivo? Nella seconda ipotesi non potrebbe più giocare in A: le norme a tutela della salute dei calciatori impediscono di scendere in campo a chi necessita di un sostegno permanente. All’estero c’è meno rigore. Un aspetto da considerare – scrive il quotidiano – è quello delle posizioni assicurative: oltre a quelle personali stipulate dal giocatore, esistono coperture a beneficio del club di appartenenza. La prima analisi assicurativa si basa sull’ipotesi che il calciatore possa continuare l’attività, anche dopo un periodo necessario di cure e riabilitazione. Periodo di indisponibilità in cui le assicurazioni vengono in aiuto dell’Inter, almeno dal punto di vista finanziario: la società è titolare di una copertura assicurativa, stipulata da FIFA, che rimborsa il salario del giocatore (7 milioni e mezzo annui), la “club salary protection”. E’ questa l’ipotesi più ottimistica. Ma cosa succederebbe se il giocatore non dovesse più riprendere a giocare? Un punto chiave nella valutazione degli esiti della vicenda è l’accordo collettivo stipulato tra AIC e Federazione, che prevede all’art. 15 (Inabilità e inidoneità del calciatore) punto 6 che «qualora la malattia o l’infortunio dovessero determinare l’inidoneità definitiva del calciatore, la Società ha diritto di richiedere immediatamente la risoluzione del contratto».