L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulle probabili formazioni di Italia-Inghilterra.
Una rivincita in minore, in Nations League, con solo due o tremila ragazzini e qualche centinaio di accompagnatori sparsi sulle tribune del vecchio caro Molineux Stadium a porte chiuse, non è una rivincita. Lo sanno gli inglesi di Southgate, lo sa Kane che ieri ci ha dato per favoriti in Qatar 2022, lo sostiene anche Roberto Mancini («Senza pubblico non c’è calcio. La rivincita vera la giocheremo al mondiale 2026») che qui a Wolverhampton, dopo aver assolto il bomber di Chingford («Deve essersi sbagliato, non credo volesse fare allusioni…. Piuttosto credo che l’Inghilterra possa giocarsi il titolo con Germania e Spagna…») è arrivato con la sua nuova creatura in gestazione e pur sempre campione d’Europa, titolo strappato ai Tre Leoni.
Non sarà una rivincita della finale di Wembley, si diceva, ma non sarà uno scherzo: «Mi aspetto una partita dura, come sempre contro gli inglesi». Lo sarà anche perché le forze e le scelte da fare dovranno tener conto di questo strano giugno iperattivo per gli azzurri. Vorrebbe cambiare meno, rispetto alle ultime due partite, Mancini. Vorrebbe anche continuare a lanciare i suoi giovani, il ct («E lo farò, di qui alla Germania, perché lo meritano»). Gatti, Scalvini, Esposito sono avvertiti. Contro l’Inghilterra però le somme saranno tirate stamattina. Dei due possibili deb più maturi, Caprari e Luiz Felipe, il primo resta ancora incerto. Mentre (questo il piano a ieri sera) tireranno il fiato i romanisti Mancini, Cristante, soprattutto Spinazzola, con Pellegrini da valutare ma a logica risparmiato, in vista della Germania. Stavolta riposerà Gnonto, con Cancellieri in rampa di lancio, anche se nel tridente affidato a Scamacca, potrebbe trovare spazio Pessina. A centrocampo, con Tonali per Barella, dovrebbe toccare a Locatelli il ruolo di centrale, anche se la tentazione di lanciare da subito Esposito è forte.
Ma prima di risolvere i dubbi di formazione, Mancini ieri è stato chiarissimo sul rovello strisciante che anima molti: visto come stanno andando le cose, non sarebbe stato meglio cambiare prima, dopo Euro 2020? Qui il ct è stato lapidario: «Penso che sarebbe stato impossibile! Abbiamo vinto l’Europeo e dopo un mese e mezzo abbiamo iniziato a giocare, non dopo un anno e mezzo… E quella era una squadra giovane e vincente, la stessa squadra che aveva inizato le qualificazioni mondiali, insomma un gruppo di prospettiva, a parte Giorgio (Chiellini, ndi) e Leo (Bonucci, ndi). Avessimo avuto lo spirito attuale a Palermo? Ma li abbiamo tirato 40 volte… e i rigori con la Svizzera… No, non avrebbe avuto una logica cambiare ragazzi che hanno 27/28 anni. Ripeto, totalmente impossibile fare diversamente». Poi la confessione: «Forse avremmo potuto chiamare Balotelli lo scorso novembre, quando eravamo in emergenza. Io a Mario gli voglio bene davvero. Anche se non ha fatto quello che avrebbe potuto».
Per lui ormai non c’è più tempo, ma non così per alcuni dei campioni d’Europa. Tra tre mesi, a Milano, quando si giocherà Italia-Inghilterra, Mancini potrà riaprire le porte azzurre in anticipo sul piano generale che ha in mente: «Proprio per la ragione che ho appena spiegato. L’idea è quella di recuperare alcuni di quei giocatori per le qualificazioni europee a marzo 2023. Ma già a settembre, fossimo in testa alla Nations, qualcuno potrebbe già tornare, come Verratti. Io penso che un mix di giovani e giocatori esperti possa formare una bella Nazionale, e credo possano essere importanti come sono stati Leo e Giorgio per far crescere il gruppo». Poi, il finale “fuori tema”: «So che non c’entra niente ma faccio un in bocca al lupo a Gattuso. Gli auguro grandi cose al Valencia. Si stava creando una situazione paradossale intorno a lui…».