Napoli-Palermo, il doppio ex Reja: «Partita speciale. De Sanctis ragazzo intelligente e pulito. Zamparini aveva ceduto a Segafredo la società»
«Piccolo aneddoto. Convinsi Zanetti della Segafredo ad acquistare la società rosanero quando c’era Zamparini. Il presidente, poi, mi aveva chiesto se andavo da lui ma dissi che preferivo stare in disparte. Dopo poco aveva già cambiato idea, ma lui era così»
L’edizione odierna de “La Repubblica – Palermo” ha intervistato Edy Reja il quale si è espresso in merito alla gara di giovedì tra Napoli e Palermo.
«È sempre un evento speciale. Mi piacerebbe vederla questa. Chissà che non prenda un volo per Napoli…». Al cuore non si comanda e Edy Reja non ha alcun dubbio sul valore dell’incontro. In scena Napoli-Palermo per il secondo turno di Coppa Italia, gara accompagnata da voglia di stupire e fortemente legata al passato. L’ex ct dell’Albania è l’anello di congiunzione perfetto tra i due universi: da calciatore, 124 presenze col Palermo dal ‘68 al ‘73; al Napoli allenatore dal 2005 al 2009. Nel mezzo, sentimenti che riaffioreranno al fischio d’inizio.
«Ricordo soprattutto i tempi del Palermo in A. In passato era considerato il derby del Sud e in due occasioni l’ho anche giocato vestendo la maglia rosa. Sempre all’ex San Paolo, ora “Maradona”. Una volta al fianco del mitico Troja, con mister De Grandi, nel 1971. Prima ancora, nel ‘68, guidato da Di Bella».
Quale immagine le sovviene?
«Non in Coppa ma in campionato, al “Barbera”. Altafini fece quel gestaccio (l’ombrello) verso i palermitani e ci fu il putiferio: invasione di campo e l’arbitro Sbardella che ha fatto in tempo a fuggire con l’elicottero. Avevano già abbattuto le recinzioni quando il velivolo si è alzato in cielo. Qualche secondo in più e lo beccavano».
L’incontro di giovedì. Chi può spuntarla?
«Match importante. Contro il Napoli pare che il pronostico sia decretato, ma non si sa mai. Per il Palermo è sempre stimolante incontrare una squadra del genere, comunque. E ultimamente lo vedo leggermente in crescita dopo un inizio a dir poco balbettante. Servirebbe una vittoria in casa».
Sarà un Palermo con qualche cambio perché concentrato, in particolar modo, sulla B e sulla promozione in A.
«Spero sempre che il Palermo torni in massima serie. Ogni volta che è in alto in classifica o ai playoff sogno un suo ritorno tra le big. Invece, poi si fatica sempre. Io ho fatto tante stagioni a Palermo ed è il simbolo della mia carriera. Non ero uno che vedeva molto la porta, segnai solo una rete al Monza. Più un incursore, ma correvo parecchio e avevo molta resistenza».
Il trucco per un torneo da vertice? Come trovare la quadra di un gruppo che ha avuto risultati altalenanti? «Bisogna avere anche fortuna. Il Palermo potenzialmente ha un buon valore, però deve individuare una direzione ben precisa. L’esperienza mi fa fare questo ragionamento. I collaboratori sono fondamentali, così come la capacità di sceglierli. In particolare direttore tecnico e sportivo: serve gente con doti manageriali all’altezza. E De Sanctis è una personalità forte».
Lei lo conosce?
«Ragazzo intelligente e pulito. Una persona onesta che ha tanti assi nella manica. Ora lo chiamo e gli chiedo se vuole una mano (scherza n.d.r.). Siamo amici di vecchia data, mi auguro che con la compagine costruita possa conquistare l’obiettivo perché Palermo è una piazza che merita il massimo».