Napoli, la presenza di Moggi a bordocampo nello stadio di Cercola costa 2.500 euro al club di De Laurentiis
La presenza di Lucioni Moggi a bordocampo nello stadio di Cercola in occasione della partita del 14 gennaio tra Napoli e Juventus Primavera costa 2.500 al club di De Laurentiis.
Come raccontato da “Storiesport” Aurelio De Laurentiis chiede e propone, il capo della Procura Figc Giuseppe Chinè acconsente e trasmette l’informazione al Procuratore generale dello Sport presso il Coni Ugo Taucer che prende nota, il presidente federale Gabriele Gravina non formula osservazioni sull’accordo di patteggiamento, la Figc presenta il conto al Napoli che adesso dovrà pagare l’importo dell’ammenda: 2.500 euro di multa da versare con un bonifico bancario sul conto della Federcalcio entro trenta giorni, pena la risoluzione dell’accordo e la prosecuzione del procedimento.
È questa la catena di azioni che ha chiuso così la porta a una vicenda sportivo-giudiziaria apertasi dopo un articolo scritto su questo sito il 17 gennaio (leggi qui), vicenda che tre settimane dopo aveva indotto la Procura federale ad aprire un fascicolo e ad avviare le indagini, con tanto di annuncio dato dall’Ansa. L’inchiesta di www.storiesport era invece nata per l’indebita presenza di Luciano Moggi (soggetto radiato dall’ordinamento calcistico federale) a bordocampo nello stadio di Cercola in occasione della partita del 14 gennaio tra Napoli e Juventus Primavera. L’ex dirigente della Juventus era stato immortalato mentre parlava con il dirigente bianconero (e suo ex calciatore) Gianluca Pessotto. L’articolo si chiudeva con questa domanda: le norme federali vietano la presenza nel recinto di gioco e i contatti con tesserati: ci sarà indagine della procura federale?
Tre settimane dopo, subito dopo l’annuncio dell’avvio dell’inchiesta, Luciano Moggi aveva detto all’agenzia di stampa Lapresse: «Abito a Napoli e ho letto che c’era questa partita. Sono andato a Cercola insieme a due amici, che sono testimoni e che citerò, e siccome non sono pratico del campo ho chiesto all’inserviente, che mi ha fatto passare a bordo campo. Lì ho incontrato Pessotto (ds dell’under 19 bianconera), che ho salutato calorosamente perché è stato un mio giocatore. Chinè non può dire che io non posso parlare con qualcuno, perché questo è stalking. Non possono vietarmi pure di parlare». E ancora: «Io andavo verso la tribuna, a una certo punto è arrivato anche Pessotto e ci siamo messi a parlare del nostro passato, niente di straordinario. Non si capisce bene perché Chinè abbia prima mandato a Torino una persona della procura per parlare con Pessotto e non sia andato invece a Napoli a sentire l’inserviente di quel campo. Probabilmente gli avrebbe dato la spiegazione che ho dato io. Se fossi in Gravina gli farei pagare addirittura le spese per aver mandato una persona a Torino, così imparerebbe a comportarsi. Perché il livore, nel calcio ma anche nella vita, certe volte va poi a confondere le idee».