Napoli: “Infondate le dichiarazioni di De Magistris” – il comunicato

Attraverso una nota sul proprio sito ufficiale, il Napoli ha voluto rispondere alle dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi dal sindaco del capoluogo campano Luigi De Magistris. Ecco il comunicato: “Le recenti, insistite esternazioni del sindaco Luigi De Magistris sul Calcio Napoli sono del tutto inopportune, per varie ragioni. Anzitutto, distorcono la realtà, ignorando le normali dinamiche di un’azienda di calcio e confondendo una banale e singola  valutazione personale  con uno “scontro” che, in realtà, non esiste (fermo restando che è del tutto legittimo che il Presidente del Club possa – e ci si augura che De Magistris voglia riconoscere questa facoltà a De Laurentiis – esprimere un parere, senza con ciò voler prevaricare nessuno). In secondo luogo, anziché aiutare a mantenere la serenità e la concentrazione che, come riconosce lo stesso De Magistris, sono necessarie alla squadra per imporsi nelle prossime delicate e impegnative sfide, le avventate dichiarazioni del sindaco portano a un risultato esattamente opposto, rilanciando un’immagine divisa e litigiosa del Club che, pur se del tutto infondata, rischia di disorientare spogliatoio e tifosi. La SSCN non può dunque che auspicare, d’ora in avanti, un uso più sorvegliato e prudente delle proprie esternazioni da parte di De Magistris, consono al delicato ruolo istituzionale ricoperto, certamente chiamato quotidianamente in causa da ben altri problemi che non il rapporto, sin qui eccellente, fra Sarri, la squadra e De Laurentiis. Ancora più inappropriate e, soprattutto, del tutto disancorate dalla realtà dei fatti sono, poi, le dichiarazioni del sindaco a proposito dello stadio San Paolo. Nella narrazione di De Magistris è il Calcio Napoli che non ha voluto uno stadio nuovo e la scelta di continuare a giocare al San Paolo, previa ristrutturazione della struttura, sarebbe frutto di un accordo condiviso. Che la società non abbia voluto uno stadio nuovo è affermazione clamorosamente infondata. Il Calcio Napoli ha cercato, e cerca ancora, spazi e terreni idonei alla realizzazione di un nuovo stadio che sia facilmente raggiungibile dai tifosi, ma al momento non ci sono condizioni idonee per concretizzare questo progetto. Inoltre, e questa circostanza è ben nota al sindaco, appena due anni fa la società ha presentato un progetto, con relativo piano economico finanziario, per la ristrutturazione e l’ammodernamento dello stadio San Paolo ai sensi della legge n. 147 del 2013, affidandosi all’architetto Zavanella, uno dei massimi esperti di questo tipo di impianti, artefice della progettualità dello Juventus Stadium. Il suo progetto, tuttavia, è stato sbrigativamente bocciato dal Comune senza appello, con argomentazioni di rarefatta inconsistenza e senza neppure accennare a un minimo di confronto sulle scelte progettuali operate. Non ha maggiore fortuna la sortita del sindaco sulla contrazione dei posti dello stadio prefigurata da De Laurentiis. Anche a questo proposito la vulgata di De Magistris – volta, con una certa cedevolezza al populismo, ad accreditare il primo cittadino come “difensore delle masse” – , oltre a palesare una scarsa conoscenza delle dinamiche di riempimento degli stadi (è un dato oggettivo che la presenza media di spettatori da anni si va progressivamente riducendo), trascura di rappresentare correttamente e in modo compiuto la posizione del presidente del Club, il quale ha ripetutamente assicurato che, anche con uno stadio di ventimila posti, avrebbe messo gratuitamente a disposizione dei cittadini meno abbienti e con impeccabili requisiti di moralità, nonché di quelli segnalatisi per particolari meriti sociali, civici o scolastici, ben 5000 biglietti a partita. Tenuto conto del fatto che il Napoli, in media, gioca circa una trentina di partite in casa (fra campionato, amichevoli e coppe varie), fanno circa 150.000 biglietti assicurati gratuitamente, secondo criteri di premialità meritocratica, a un’amplissima fascia di popolazione (per un ammontare, considerato il maggior costo dei biglietti di ingresso in uno stadio nuovo, di svariati milioni di euro). Assume connotazione quasi parodistica l’affermazione che senza l’intervento del Comune la prossima gara di Champions League contro il Real Madrid non si sarebbe potuta disputare al San Paolo. Vero è invece che la società alla fine della precedente stagione calcistica 2015/2016 avanzò richiesta al Comune di Napoli per effettuare alcuni interventi di manutenzione finalizzati a rendere maggiormente presentabili alcuni settori dell’impianto in occasione della visita degli avversari della imminente Champions League 2016/2017. Opere che sarebbero state completate entro l’inizio del campionato 2016/2017 senza creare disagi nell’utilizzo dell’impianto. Come sempre il Comune ha negato il proprio consenso salvo decidere di svolgere in fretta e furia minori interventi, non incidenti sull’idoneità dell’impianto ad ospitare la gara con il Real Madrid, alla fine del 2016 – al momento ancora in corso di realizzazione -, creando criticità nella regolare fruizione dell’impianto e senza tener conto di tutti i rischi di esecuzione connessi ai ridottissimi tempi disponibili. Un’ultima, ma non meno importante, riflessione va svolta ricordando che se il Napoli disputa la Champions League e da sette stagioni ininterrottamente partecipa alle competizioni europee avendo scalato negli anni il ranking continentale, passando dalla cinquecentesima posizione all’attuale sedicesima, lo deve solo a se stesso ed a tutti coloro che quotidianamente lavorano a testa bassa per il Club oltre che naturalmente al pubblico napoletano che ha sempre sostenuto la squadra, senza dimenticare che se fino ad oggi le gare del Napoli si sono svolte al San Paolo sempre al Napoli è da ascriversi tale merito avendo anticipato negli anni ingenti spese che, ancora oggi (le più datate risalgono a dieci anni or sono), non sono state rimborsate.  È comprensibile che l’esuberanza verbale possa giocare qualche scherzo e andare a detrimento della esatta verità dei fatti. Proprio per questo, però, il sindaco, di certo consapevole della risonanza delle sue esternazioni e avvertito, come politico di lungo corso ormai, dei rischi della semplificazione giornalistica, dovrebbe ponderare con più attenzione ciò che dice”.