Mondragone a un passo dalla quarantena: “A cento contagi, si chiude la città”
E’ tesa la situazione a Mondragone. La zona rossa istituita negli ex palazzi Cirio ha fatto scoppiare la rivolta dei residenti. Ieri si è assistito a scene di guerriglia tra la comunità rom e bulgara, messa in quarantena, e gli italiani del posto. A scatenare la violenza la violazione della zona rossa da parte di un gruppo di abitanti delle case popolari, compresi alcuni positivi, e il rifiuto di alcuni rivoltosi di sottoporsi agli screening di massa.
E se la situazione sociale è carica di tensioni, preoccupa allo stesso modo l’andamento della curva dei contagi. Attualmente i casi di positività ufficialmente accertati dalle autorità sanitarie nella zona rossa sono 43. Ma il numero sembra destinato a salire, visto che in un solo giorno è aumentato di quasi venti unità. Sono 700 i tamponi processati e le condizioni di promiscuità in cui versano i residenti degli ex palazzi Cirio alimentano la sensazione di un contagio che si è diffuso velocemente nelle ultime settimane.
A Mondragone ieri è arrivato anche il Presidente della Regione, Vincenzo De Luca. Il governatore, in un video apparso sui social, ha spiegato che i contagi sono arrivati dall’estero, probabilmente dalla Bulgaria. Ha poi aggiunto che c’erano di fronte a lui due alternative: o chiudere la città, oppure provare a isolare e spegnere il focolaio così come si sta facendo ora, salvando negozi e attività balneari. Ma se la situazione dovesse precipitare e il numero dei positivi salire nelle prossime ore, come già ormai avviene dal 20 giugno, sarà inevitabile dichiarare zona rossa tutta la cittadina di Mondragone. A preoccupare anche gli assembramenti di ieri. Durante le manifestazioni di protesta, infatti, il distanziamento sociale è diventato un optional.
Intanto, per contenere la rivolta dei bulgari e soffocare le tensioni sociali con gli altri abitanti, il governatore De Luca, di comune accordo con il Ministero dell’Interno, ha promesso il pugno duro, con l’arrivo di un contingente dell’Esercito con 100 uomini pronti a presidiare tutti i varchi di accesso della zona rossa. Intensificare i controlli è anche l’unico modo per contenere la fuga dei residenti, molti dei quali hanno violato la quarantena per recarsi a lavoro o per sottrarsi allo screening di massa.