Gianni Infantino, presidente della Fifa nella conferenza stampa alla vigilia della prima gara ha contrattaccato alle critiche rivolte al Qatar.
Ecco le sue parole:
«Siamo stati pesantemente criticati. Oggi ho belle sensazioni: oggi mi sento del Qatar, mi sento arabo, africano, gay, lavoratore immigrato, migrante, disabile. Ricordo i miei genitori, che da immigrati hanno lavorato duramente, alle frontiere, cercando lavoro in Svizzera. Quando sono arrivato a Doha mi sono ricordato della mia infanzia e ho detto: ‘Questo non va bene, dobbiamo fare qualcosa’. La Svizzera è un esempio di inclusione. E anche il Qatar ha fatto progressi. Certo che non sono del Qatar, non sono africano, non sono arabo, non sono gay, non sono un lavoratore migrante… Ma so cosa vuol dire essere vittima di bullismo per essere stato diverso a scuola, per aver avuto i capelli rossi. Ecco perché non è facile leggere le recensioni ogni giorno da 12 anni. C’è un doppio standard. Sono europeo. Chi aiuta i lavoratori migranti? Lo fa la Coppa del Mondo, lo fa la FIFA. Circa 25.000 lavoratori immigrati sono morti a causa della politica migratoria europea dal 2014. In Europa chiudiamo i nostri confini e non accettiamo lavoratori che vengono a lavorare legalmente. Sì, c’è chi viene a lavorare. E poi critichiamo il Qatar. C’è un doppio standard».