Milan: i cinesi e i fondi alle British Virgin Islands usati per la caparra

“Da dove arrivano i soldi dei cinesi del Milan? In molti, non solo tra i tifosi rossoneri, se lo stanno chiedendo da tempo, anche alla luce dello slittamento del closing al 3 marzo motivato con i ritardi nell’ottenimento delle  autorizzazioni governative per l’esportazione di capitali dalla Cina. Cosa che non ha però impedito alla cordata guidata da Yonghong Li di versare 200 milioni a Fininvest a titolo di caparra. Proprio in occasione della decisione, comunicata lo scorso 7 dicembre, di far slittare il closing a inizio marzo, Fininvest e Sino- Europe Sports Investment (SES) avevano subordinato la proroga dei termini per finalizzare la compravendita del 99,93% del Milan al versamento di una seconda caparra da 100 milioni di euro da parte della cordata cinese, dopo quella di importo analogo già versata nelle casse della holding della famiglia Berlusconi. La seconda caparra, come confermato ufficialmente dalle due parti,è stata puntualmente pagata da SES il 13 dicembre. Ma la domanda iniziale (da dove arrivano i soldi dei cinesi del Milan?) resta ancora senza risposta. Anzi, il fatto che la cordata guidata da Yonghong Li abbia versato altri 100 milioni senza avere ancora tutte le necessarie autorizzazioni per procedere al closing, ha posto un ulteriore quesito: se Sino-Europe non ha ancora tutte le autorizzazioni per esportare dalla Cina i capitali necessari ad acquistare il Milan, da dove arrivano i 200 milioni versati a Fininvest come caparra? Una risposta arriva da alcuni documenti ufficiali di alcune società veicolo del gruppo Sino-Europe Sports Investment che Calcio e Finanza ha potuto consultare. Si tratta di un contratto di pegno sull’intero capitale della società veicolo Rossoneri Champion (con sede ad Hong Kong), che la società controllanteRossoneri Sport Investment (anch’essa con sede nell’ex colonia britannica) ha concesso come garanzia alla società che ha effettivamente messo a disposizione le risorse utilizzate per pagare la seconda caparra. Questa società si chiama Willy Shine International Holdings Limited e non ha sede in Cina ma a Tortola nelle Isole vergini britanniche (British Virgin Islands), centro finanziario off-shore noto per essere uno dei principali paradisi fiscali al mondo. Secondo i documenti in possesso di Calcio e Finanza, lo scorso 13 dicembre, giorno in cui SES ha versato la seconda caparra a Fininvest, Willy Shine International Holdings ha effettuato un prestito di 830 milioni di dollari di Hong Kong (circa 102 milioni di euro) a Rossoneri Champion, ottenendo come garanzia il pegno sull’intero capitale di quest’ultima. Grazie al finanziamento erogato da Willy Shine International Holdings, SES ha così ottenuto le disponibilità liquide per onorare gli impegni presi con la holding della famiglia Berlusconi. Disponibilità liquide che dunque non arrivano dalla Cina, bensì dalle British Virgin Islands, e che pertanto non sono soggette ai vincoli del governo di Pechino sull’esportazione di capitali. La domanda a questo punto è un’altra: a chi fa riferimento il controllo di Willy Shine International Holdings? In altre parole: di chi sono i fondi provenienti dalle British Virigin Islands che sono serviti a pagare la caparra? Impossibile rispondere sulla base dei documenti pubblici. Le società registrate alle Isole Vergini Britanniche non sono infatti tenute a pubblicare l’elenco dei propri amministratori ne quello dei propri azionisti. Dai documenti ufficiali a disposizione di Calcio e Finanza (che pubblichiamo integralmente al termine dell’articolo) risulta solo che il contratto di pegno è stato firmato per conto di Willy Shine International da parte di Ren Yubing, mentre per quanto riguarda Rossoneri Sport la firma è di Chen Huashan (uno dei collaboratori di Yonghong Li nella filiera di società che fanno capo a Sino-Europe). Tuttavia, secondo fonti vicine alla trattativa interpellate da Calcio e Finanza, i capitali utilizzati per pagare la caparra sono integralmente di Sino-Europe Sports Investment.” Questo è quanto riportato da “Calcioefinanza.it”.

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Redazione Ilovepalermocalcio