L’acquisto del Milan da parte di Yonghong Li è al centro di una nuova inchiesta. Il “Corriere della Sera”, ha indagato sulle holding dell’imprenditore e ha scoperto che la holding Shenzhen Jie Ande, presentata anche come credenziale per l’acquisto, e che possiede una quota della società di packaging Zhuhai Zhongfu (quotata sulla Borsa cinese), era già insolvente al momento dell’acquisto. L’azienda, riporta il “Corriere della Sera”, è stata coinvolta da un ordine dello scorso dicembre parte del Tribunale : «Vendete all’asta il 2 febbraio» (data poi rinviata) la partecipazione (11,39%) che Shenzhen Jie Ande, la holding cinese di Yonghong Li possiede nella società di packaging Zhuhai Zhongfu, quotata alla Borsa di Shenzhen. Valore circa 60 milioni, ma il ricavato andrà a risarcire le banche. Partecipazione che era in pegno dal 2015 alla Jiangsu Bank a fronte di un prestito concesso alla stessa Jie Ande. Questi soldi la holding di Li non sarebbe riuscita a rimborsare e nel maggio 2016 la banca avrebbe fatto anche causa alla Jie Ande e il 7 febbraio 2017 il tribunale del popolo di Futian avrebbe ordinato di mettere all’asta il pacchetto nella società di packaging. Jie Ande avrebbe fatto immediatamente ricorso contro la decisione del Tribunale. Ma nel maggio 2017, poche settimane dopo l’acquisizione del Milan, il Tribunale avrebbe respinto il ricorso della holding di Li (gestita da un prestanome) confermando la vendita coattiva a favore della Banca Jiangsu. La Jiangsu Bank non sarebbe l’unica banca esposta nei confronti dell’attuale proprietario del Milan a richiedere il rimborso di prestiti, perché ci sarebbe anche la Banca di Canton che avrebbe chiesto la liquidazione per bancarotta della holding Jie Ande. L’asta per la vendita del 11,39% della società Zhuhai Zhongfu viene pertanto rinviata, perché c’è la richiesta di liquidazione per bancarotta della Banca di Canton che si accavalla alle pretese risarcitorie della Banca di Jiangsu. Mentre in Cina accadeva tutto questo, continua il “Corriere della Sera”, Li in Italia, chiudeva una delle più costose acquisizioni calcistiche della storia, accreditandosi come un grande e ricchissimo imprenditore dai mille interessi. Ma molto riservato. La sua credibilità, storia e consistenza patrimoniale, l’ha riassunta in un documento consegnato alle parti nella trattativa e fatto circolare dagli uomini di Li, anche di recente, senza modifiche. Tra gli asset fondamentali, oltre alle famose e fantomatiche miniere di fosfato, c’è anche l’11,39% di Zhuhai Zhongfu, detenuto tramite la cassaforte Jie Ande. A questo punto i casi sono tre: 1) Li è realmente molto ricco, finora ha tenuto nascosto il suo vero tesoro che forse non può far emergere, e non paga i debiti perché è distratto. 2) Ha fregato tutti ed è un mitomane. 3) Si è prestato a interpretare la parte in un gioco più grande di lui nel quale i soldi e le garanzie non sono suoi.