Trazzeri: ritratti e storie rosanero – Mihael Seketa: mein Herz ist Rosanero! (il mio cuore è rosanero!)
Mihael Seketa, protagonista questa settimana della nostra rubrica, non è un migrante palermitano, anzi, per dirla davvero tutta, non c’è nessun legame parentale o affettivo che unisce il nostro amico alla nostra città. Di origine croate, è nato ad Ahlen, una piccola cittadina nello Stato della Renania Settentrionale – Vestfalia, noto per essere il Land più industriale e popolato della Germania. Appassionato di storia, Mihael è rimasto letteralmente affascinato dalla cultura siciliana e di Palermo in particolare, fino a diventare negli anni un grandissimo tifoso rosanero. Fortemente tedesco nell’anima, la sua palermitanità acquisita non ha nulla da invidiare a chi a Palermo è nato veramente e il suo grande amore per la squadra rosanero è riuscito a valicare i limiti della distanza, della lingua e dell’appartenenza territoriale.
Ben trovato Mihael, un tedesco che ama Palermo e il Palermo, ci racconti come nasce questa tua passione?
Sin da piccolo ho sempre seguito il calcio, in particolare quello italiano, erano i tempi del grande Milan ecc. Poi mi è capitato di vedere una partita del Palermo, subito dopo la promozione del 2004, con Toni, Barzagli, Grosso e sono rimasto colpito soprattutto dallo Stadio Renzo Barbera e dall’ atmosfera, che non mi sembrava europea ma piuttosto sudamericana, così allegra, rumorosa, con tamburi. Mi ha colpito questo modo di vivere il calcio, diverso dalla Juventus e dal Milan, dove tutto è molto più distaccato e si va solo per vedere uno spettacolo e la vittoria. A Palermo non è così, è una cosa molto più di cuore e passionale. L’ interesse per la città di Palermo è nato grazie al calcio; attraverso Internet ho cercato di conoscere meglio la storia e la cultura palermitana e ho scoperto che quello che si dice all’Estero molto spesso non corrisponde alla verità. Ci sono molti pregiudizi e una cattiva informazione, forse è per questo che molti stranieri preferiscono andare in vacanza in Spagna piuttosto che in Sicilia.
Sei entrato in contatto con i tifosi rosanero attraverso i Social, come è stata la loro accoglienza sul web?
Sono stato accolto benissimo, i palermitani sono molto aperti mentalmente, sono calorosi e curiosi, come del resto lo sono stato anche io, diciamo che in questo senso ho sfondato una porta aperta. Sono nate grandissime amicizie e all’epoca il mio caso fu una specie di novità che suscitò molta curiosità. Era infatti molto strano che uno straniero s’interessasse al Palermo e non alle strisciate. Sui social mi conoscevano come Rino, un nick che avevo scelto in onore di Rino Foschi, un non palermitano che come me ha sempre dimostrato di essere molto attaccato alla squadra e alla città. Ho imparato la lingua italiana dopo essere diventato tifoso del Palermo, era necessario per seguire meglio le discussioni su internet. Prima avevo provato ad interagire con l’inglese, ma non andava, mi sono così interessato alla vostra lingua e nel tempo ho cominciato a parlare l’italiano, imparando anche qualche vocabolo in dialetto palermitano, comprese le parolacce che sono le prime cose che si apprendono.
Quando hai realizzato per la prima volta il sogno di visitare Palermo e quali sono state le tue emozioni?
Sono venuto per la prima volta nel settembre del 2007 ed è stata una grandissima emozione perché sono stato trattato come una star. Di mattina venne a prendermi in aeroporto William Anselmo e sin dal mio arrivo sono stato sommerso da inviti e da vari appuntamenti. Dapprima sono stato ospite a TGS nella trasmissione che in quel periodo conduceva Alessandro Amato, era la mia prima volta in televisione ed ero davvero molto imbarazzato. Di pomeriggio invece realizzai il mio sogno: mi recai al Tenente Onorato a trovare la squadra e lì mi accolse Rino Foschi in persona, che oltre a regalarmi una maglia personalizzata, mi invitò anche ad assistere alla partita contro il Milan. Le emozioni che ho provato non si possono descrivere, è certo però che non potrò mai dimenticarle. A Palermo ho trovato molto calore e tanta disponibilità, la gente é aperta e accogliente. Durante il mio soggiorno ho avuto anche modo di assaggiare le varie specialità dello street-food palermitano, apprezzando in maniera particolare il pane con la milza, le stigghiole, il panino con le panelle e l’arancina, con la A finale, perché l’arancina è fimmina.
Quale è il ricordo più bello legato ai colori rosanero che ti è rimasto nel cuore e quale è stato il giocatore che ti ha fatto sognare di più?
Il momento più bello è stato 5 anni fa, la finale di Coppa Italia, anche se abbiamo perso. A parte il risultato finale, l’esodo e i festeggiamenti prima della partita sono stati bellissimi, anche perché tutto si è svolto in maniera pacifica, molto sportiva, colorata e gioiosa, a differenza di altre finali dove ci sono stati problemi.
Il giocatore che mi ha fatto più sognare è stato Amauri, perché sapeva trascinare la squadra da solo, sapeva unire in sé tutte le qualità che un attaccante deve avere. Purtroppo in quella stagione in cui per diverse settimane fummo in testa alla classifica lui si infortunò, chissà dove saremmo potuti arrivati se lui fosse stato presente fino alla fine della stagione.
Cosa porteresti in Germania di Palermo e dei Palermitani e cosa invece del tuo Paese vorresti trovare nella nostra città?
Porterei con me la cucina, il sole, basterebbe anche quello di maggio o di settembre e la mentalità ospitale e accogliente dei palermitani. Del mio Paese vorrei trovare sicuramente la pulizia delle strade, perché è un vero peccato vedere immondizia nei posti dove ci sono i monumenti. Vorrei che ci fosse anche un po’ più di senso civico, oltre al troppo traffico, spesso le macchine sono parcheggiate in doppia e tripla fila. Con questo non voglio dire che noi in Germania siamo migliori, semplicemente mi piacerebbe che ci fosse più buon senso e più rispetto per le regole.
Cosa fai ad Ahlen e quali sono i tuoi progetti per il futuro?
In questo momento frequento l’Università e sto studiando per diventare insegnante di storia e di francese in una scuola statale tedesca. L’italiano non è molto diffuso, non ci sono molte scuole per studiarlo.
Vista da lontano e con una cultura sicuramente diversa dalla nostra, cosa secondo te manca a questa città per poter diventare finalmente una Capitale Europea al pari delle altre?
In molti palermitani manca ancora il senso civico, la politica sembra non avere a cuore le sorti della città e della Sicilia in generale, ma alla fine è solo uno specchio della Società, ogni settimana si scoprono nuovi scandali e non è una buona cosa che molti di coloro che dovrebbero dare l’esempio non lo danno, non può esserci credibilità in questo sistema politico se chi fa le regole poi le infrange per primo.
Quale è il tuo saluto ai fratelli palermitani e a tutti i tifosi rosanero e cosa auguri alla squadra e in generale alla città di Palermo?
Saluto tutti i tifosi e i fratelli rosanero dicendo loro di restare sempre uniti e attaccati alla maglia a prescindere da quello che è successo negli ultimi anni, dalle delusioni e dalle scelte un po’ discutibili. Spero che il Palermo torni ad essere competitivo come ai tempi di Amauri. Alla città auguro di ritrovare l’antico splendore di un tempo, mi sembra che adesso stia dormendo. Storicamente e con tutto quello che ha, Palermo non ha nulla da invidiare a Barcellona ed è questo il punto di riferimento al quale si deve adeguare, la città non deve piangere su se stessa, deve guardare avanti e vedere cosa si può fare, anche con i pochi mezzi che ha a disposizione per dare una buona immagine di sé al mondo.