Miccoli: «Il momento più brutto della carriera? Palermo-Sampdoria, volevo squadra in Champions e tirai rigore con ginocchio rotto»

Fabrizio Miccoli, ex campione amato dai tifosi del Palermo e protagonista di una carriera brillante ma segnata da errori e vicende giudiziarie, si racconta in una toccante intervista rilasciata a Monica Scozzafava per il Corriere della Sera, in edicola oggi.

Dopo aver scontato la sua pena, l’ex attaccante parla della sua voglia di riprendere in mano la vita, del percorso di pentimento e del significativo incontro con Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso dalla mafia. Con sincerità e introspezione, Miccoli ripercorre il suo passato, gli errori commessi e la strada verso il riscatto, trovando nella famiglia, nella scuola calcio e nelle sue nuove attività imprenditoriali una ragione per guardare avanti.

Un’intervista che svela il lato umano di un uomo che, oltre il talento calcistico, si misura con la consapevolezza degli sbagli e il desiderio di ricostruire, passo dopo passo, un futuro diverso. Un racconto di rinascita, oggi sulle pagine del Corriere della Sera.

Che donna è Flaviana? «Seria, serena, semplice. La risposerei mille volte, donna straordinaria. Senza di lei non ce l’avrei fatta. Mi ha sempre rassicurato. “Vedrai, ne usciremo più forti di prima” diceva. E così è stato. E poi i bambini…».

Ma sono ragazzi ormai… «Swami e Diego sono la mia vita, certo ragazzi di 16 e 18 anni ma per un papà i figli restano piccoli. Al maschio ho dato il nome di Maradona, gioca anche lui a calcio nelle giovanili della Salernitana».

Già, l’idolo Maradona. Conserva sempre l’orecchino che acquistò all’asta per 25 mila euro? «Certo, nessuno lo tocca. Se avessi potuto glielo avrei restituito, è un mio grande rammarico. Un giorno lo regalerò a mio figlio».

Il momento più brutto della sua vita calcistica? «Quando mi sono rotto il crociato in Palermo-Sampdoria: non volevo uscire dal campo e tirai anche un rigore col ginocchio rotto, poi però dovetti lasciare. Brutto due volte, per me e per il Palermo: avrei voluto fare altri gol in quella stagione e portare la squadra in Champions».

Il più bello? «La tripletta a San Siro, l’esordio in Nazionale col Portogallo».