Miccoli: «A Palermo un giorno comprai abbigliamento per circa 20 mila euro. I miei compagni presero tutto»

Fabrizio Miccoli, ex campione amato dai tifosi del Palermo e protagonista di una carriera brillante ma segnata da errori e vicende giudiziarie, si racconta in una toccante intervista rilasciata a Monica Scozzafava per il Corriere della Sera, in edicola oggi.

Dopo aver scontato la sua pena, l’ex attaccante parla della sua voglia di riprendere in mano la vita, del percorso di pentimento e del significativo incontro con Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso dalla mafia. Con sincerità e introspezione, Miccoli ripercorre il suo passato, gli errori commessi e la strada verso il riscatto, trovando nella famiglia, nella scuola calcio e nelle sue nuove attività imprenditoriali una ragione per guardare avanti.

Un’intervista che svela il lato umano di un uomo che, oltre il talento calcistico, si misura con la consapevolezza degli sbagli e il desiderio di ricostruire, passo dopo passo, un futuro diverso. Un racconto di rinascita, oggi sulle pagine del Corriere della Sera.

In genere gli ex calciatori poi provano la carriera di allenatore. Non ci ha pensato?
«Certo, ho preso il patentino e ho anche allenato con Moriero la Dinamo Tirana. Ho capito però molto presto che non è un mestiere che fa per me. Per fare l’allenatore a livelli accettabili devi stare sul pezzo 24 ore al giorno, devi stare concentrato, mollare tutto il resto. Ecco, io non sono tagliato per questo. Lei ricorda com’ero io da calciatore?».

Lo ricordi lei…
«A volte non mi allenavo, ero poco attento all’alimentazione. Poi però tutti mi perdonavano perché in campo facevo gol, ed eravamo tutti felici».

Aveva un buon rapporto con i compagni di squadra?
«Ho voluto bene a tanti, quasi a tutti. Ed ero ricambiato. Portavo gioia nello spogliatoio. Una volta a Palermo avevo fatto shopping in un negozio di Dolce&Gabbana: comprai abbigliamento per circa 20 mila euro. Portai tutte le buste con i vestiti al campo, ci fu un assalto e regalai a ciascuno una cosa. Chi prese una maglia, chi una cintura. Insomma era stato uno shopping per tutti».

Ha guadagnato molto?
«Sì, abbastanza. Ma ho speso anche tantissimo. Ne ho fatte di stronz…».

Tipo?
«Macchine e orologi principalmente, non si contano. E poi vestiti, sempre cose all’ultima moda».

Ha conservato, ha investito?
«Certo che l’ho fatto. Oggi sono anche un imprenditore del turismo. Con mia moglie Flaviana gestiamo strutture alberghiere. Sono io che a volte vado a fare i check-in ai clienti, mi capita di andarli a prendere in aeroporto, consegno le colazioni. Mi do da fare, altrimenti mia moglie chi la sente…».