Messina, il Viminale contesta il “coprifuoco” del sindaco De Luca. Ma lui: «Vige la mia ordinanza»

Dal Viminale arriva lo stop all’ordinanza del sindaco di Messina Cateno De Luca che, l’11 marzo, ha emesso un’ordinanza con cui di fatto anticipava le misure del governo sulla chiusura dei negozi, delegando ai vigili urbani i controlli sul rispetto del provvedimento. Il ministero dell’Interno, secondo quanto si apprende, riterrebbe inefficace la decisione del sindaco.
A Messina, dunque, come nel resto del Paese valgono le disposizioni del Governo.

De Luca, su Fb, aveva annunciato, oltre alla serrata dei negozi che non vendono beni di prima necessità, anche gli uffici comunali. E il divieto di circolazione per i cittadini tranne che per motivi di salute.

«Sono la massima autorità locale in tema di sanità, – aveva detto – e voglio vedere chi ora crede che stia facendo qualcosa contro legge. Io voglio solo tutelare la mia comunità».

E oggi contrattacca: «Le misure straordinarie del Premier Conte sono acqua fresca – ha scritto in una nota – perché non garantiscono un contenimento drastico del virus e soprattutto risultano contraddittorie. Scorrendo l’elenco dell’allegato 1 del DPCM 11 marzo 2020, dove sono elencate le attività che secondo il Governo sono ritenute necessarie perchè venderebbero beni di prima necessità, non si può non rilevare l’assoluta incongruenza di una simile elencazione, che finisce per lasciare aperte più attività di quelle che dovrebbero essere chiuse, rende inefficace lo stesso DPCM e non gli consente di raggiungere il suo fine, che è quello di limitare la circolazione delle persone al fine di contenere il contagio. Ribadisco il concetto essenziale di coprifuoco, quello che invece Conte non utilizza, rendendo il suo provvedimento monco. La trasmissione del virus avviene attraverso la circolazione delle persone. Quanto disposto dal nuovo provvedimento del Presidente del Consiglio non solo lo avevamo già anticipato a Messina, ma avevamo previsto delle disposizioni più incisive, chiudendo di fatto qualsiasi attività, ad eccezione dei generi che veramente costituiscono beni di prima necessità, tra i quali non ritengo possano rientrare i profumi o i cacciavite. In queste 48 ore, faremo quindi solo delle integrazioni di carattere giuridico che saranno rese definitivamente note domani entro le 21. La nostra ordinanza rimarrà in piedi”.