Come riportato da “Il Messaggero” la rete non convalidata a Milik contro la Salernitana adesso diventa un caso giudiziario. Un avvocato, che ha perso la vincita di una scommessa per colpa “dell’errore del Var” e della posizione non rilevata di Candreva, cita e chiede i danni alla Lega Serie A.
Una scommessa finita male, andata in fumo nei minuti finali di Juventus–Salernitana, quelli scanditi dal gol di Milik e della chiamata del Var che induce l’arbitro Marcenaro a non convalidare la rete della possibile vittoria (3-2) per un fuorigioco di Bonucci, sfocia in un caso giudiziario. Un avvocato (Fabio Garzi) ha deciso di citare in tribunale la Lega Serie A per quella marcatura realizzata al 97° e non assegnata per un vuoto clamoroso del mezzo tecnologico. In cabina di regia mancava l’immagine più importante per la valutazione dell’episodio, quella relativa alla posizione di Candreva che – più defilato verso la porzione di campo nei pressi della bandierina di calcio d’angolo – teneva in gioco il difensore bianconero. Ci fosse stato quel frame, forse oggi la Juve avrebbe 2 punti in più in classifica e Cuadrado e Allegri non sarebbero stati espulsi (poi squalificati) per le proteste veementi. A causa di quel 3-2 svanito nel nulla il legale perugino ha perso una vincita di oltre 3mila e 600 euro e adesso ha deciso di chiedere i danni presentando istanza a Perugia. Ritiene che vi sia un nesso di causalità chiaro, indissolubile tra perdita sportiva e pecuniaria e di avere materiale a sufficienza per dimostrarlo.
L’udienza (ne dà notizia Il Messaggero) è stata fissata in calendario per il 7 dicembre prossimo, a occuparsi della questione sarà il giudice di pace Cristiana Cristiani con al Lega Serie A che dovrebbe costituirsi parte civile nella diatriba in aula. L’avvocato umbro, assistito dal collega Andrea Colavita, ha motivato la denuncia facendo riferimento a un errore “colpevole e determinante” che avrebbe procurato un “danno ingiusto consistente nella perdita della possibilità di realizzare una consistente vincita economica”. Definisce il suo atto una “questione di principio” perché – spiega – questa volta è accaduto qualcosa di ben più grave rispetto al semplice errore di un arbitro, ovvero l’utilizzo della tecnologia “in maniera totalmente errata”.