Meno selfie e contestazioni, più fatti e prestazioni: è arrivata l’ora di sudare la maglia
Il risultato maturato contro l’Alessandria nel quarto turno di Tim Cup è uno di quelli pesanti, per certi versi umilianti, che di certo non si dimenticano facilmente. Quasi sulla scia dello stratega macedone Alessandro Magno, i Grigi hanno conquistato il “Barbera”, con i rosanero apparsi troppo scialbi, privi di furore agonistico, senza motivazioni.
La sconfitta contro i piemontesi, squadra di buon livello ma pur sempre di Lega Pro, è l’emblema di un momento in cui in casa Palermo regna l’anarchia. L’esonero di Iachini e la conseguente assunzione di Ballardini ha portato scompiglio in un momento già abbastanza delicato in termini di risultati. Ma tra le tante certezze perdute, ce n’è una che più di tutte è andata persa. I giocatori si ricordano del loro ruolo? A vedere la prestazione contro l’Alessandria verrebbe da pensare tutto il contrario. Poca grinta, poca corsa, poca voglia di fare bene contro un avversario alla portata. Chi aveva avuto meno spazio poteva mettersi in mostra ma non lo ha fatto, chi ha fatto male nell’ultimo periodo poteva rifarsi ma ha fatto tutt’altro, chi poteva rispondere sul campo alle critiche ha invece fallito.
L’impressione è che diversi elementi della squadra siano molto “distratti” da cose fuori dal campo e che pensino più ad altro piuttosto che a fare ciò per il quale vengono pagati: giocare a calcio. Pro Iachini, pro Ballardini, pro Zamparini: tutto questo non dovrebbe esistere. C’è chi polemizza sulle dichiarazioni del presidente fin troppo gratuitamente. E’ stato il caso di Maresca, successivamente all’allontanamento di mister Beppe dalla panchina rosanero, rivoltosi palesemente contro il patron friulano e prontamente bacchettato e multato. Di recente anche Rigoni è caduto nella “trappola” delle polemiche, storcendo il naso (in maniera inappropriata) su una frase di Zamparini riguardo all’età del numero 27. Avrebbero dovuto rispondere entrambi sul campo, ma la loro prestazione è stata più grigia della maglia degli avversari, come quella di tutti d’altronde. Poi ci sono le voci di mercato, i pochi stimoli che ormai sono diventati evidentissimi: la gomitata di Vazquez e la conseguente espulsione è stato soltanto l’ultimo gesto di svogliatezza del “Mudo”, che ha già la testa altrove. Ma le “big” si guadagnano, si sudano. Lui come tanti altri compagni di squadra, forse un po’ troppo distratti dalle voci di mercato e dalle sirene delle altre squadre. I vari Quaison, Hiljemark, Chochev, Lazaar (gli ultimi due non in campo contro l’Alessandria), se ambiscono ad un trasferimento in un club più blasonato devono ricordare una cosa: tutto ciò passa da Palermo. Poi c’è chi avrebbe dovuto prendersi una rivincita: tra questi Daprelà, in scadenza di contratto e poco utilizzato, che ha sciupato decisamente la possibilità concessagli in Coppa Italia. Lui come anche Andelkovic o El Kaoutari, da tempo tornati a fare panchina. Per tutti permane lo stesso concetto: nulla è dovuto. Adesso la minaccia del presidente: “Qualcuno finirà fuori rosa…”. Ma di chi è la colpa? Non solo del calciomercato estivo, non solo delle scelte tecniche sbagliate, non solo dei cambi in panchina. Ma anche di chi scende in campo.
La critica (costruttiva) è comunque rivolta a tutta la rosa. Troppi tweet, troppi scatti, troppi selfie. La polemica è sempre dietro l’angolo. Ma non è il caso forse di mettere da parte le distrazioni e di cominciare a dimostrare coi fatti di essere giocatori rosanero? Fino ad ora tante parole e pochissime prestazioni convincenti. E’ arrivata l’ora di sudare la maglia e di onorare questi colori. In fondo, è questo il mestiere che avete scelto.