Mchedlidze: «Empoli, ora sono un altro. Ecco perchè scappai da Palermo»

“Un nome ha ritrovato la sua dignità. C’è sempre una redenzione, anche per il più discontinuo degli attaccanti. Fino a qualche mese fa dicevi Levan Mchedlidze e pensavi alla solita eterna promessa, ai retaggi di Palermo, ai «vorrei ma non posso» di un talento sprecato secondo la critica più impietosa. Invece da sabato, dal giorno della sua «liberazione», il georgiano è tutta un’altra cosa: doppietta al Cagliari al Castellani e una prova di carattere che dischiude un orizzonte nuovo di possibilità: «Sono stati 2 gol che hanno segnato un nuovo percorso personale, questo lo dico con forza perché ci credo sul serio». Ma che cos’è cambiato nella sua vita di calciatore, Mchedlidze? «Adesso ho più continuità, sto bene fisicamente e come vedete ho un volto sereno. Riesco a stare meglio in campo, a dare tutto me stesso, prima non ci riuscivo e non ero felice». La sua carriera ha vissuto negli ultimi anni solo di lampi e lunghi silenzi, promesse molte delle quali non mantenute: l’esperienza di Palermo è emblematica. «Quando dico “prima” di sabato, mi riferisco soprattutto al passato, a quando ero più giovane, quando ero arrivato in Italia senza la mia famiglia al seguito. Non ero maturo abbastanza. Soffrivo, non stavo bene e il mio rendimento inevitabilmente ne risentiva». Una volta, a cavallo tra il 2009 e il 2010, lasciò Palermo per le vacanze natalizie e non tornò più… «Ero in totale disaccordo con Delio Rossi, che non mi vedeva proprio, non mi schierò mai in prima squadra e fuori dal campo mi trattava come l’ultima ruota del carro. Pensavo di poter andare via a gennaio 2010 e così restai in Georgia con la mia famiglia: la società mi mise fuori rosa, ma posso assicurarvi che avevo anch’io le mie ragioni». Procurò un dispiacere soprattutto all’allora d.s. Walter Sabatini, che credeva nelle sue potenzialità e si sentì in qualche modo tradito, definendola ad un certo punto «il più grande fallimento della mia carriera dal punto di vista umano e tecnico». «Di questo mi dispiace tuttora, considero Sabatini un grande dirigente, ma in quella fase della carriera non sopportavo di finire sempre in tribuna e non essere considerato abbastanza: fui lieto poi di tornare ad Empoli, il club che ha sempre creduto davvero in me». Il suo presente è rappresentato dalla doppietta (la seconda in Italia) al Cagliari: come ha fatto a sovvertire le gerarchie e mandare in panchina due big come Maccarone e il campione del Mondo 2006 Gilardino? «Ho lavorato duramente. Martusciello premia chi vede meglio in settimana, lui è credibile per noi perché fa vincere la meritocrazia, è il principio che ispira il suo lavoro. Sono scelte sue e io le ho accettate anche quando sono andato in panchina. E sono pronto a tornarci, non ho fatto ancora niente. Mi sento una persona semplice e umile, non di certo presuntuosa». Dai titolari o presunti tali, quanto ha imparato? «Tanto, è impossibile non farlo. Big Mac e il Gila sono due campioni, due attaccanti completi che hanno sempre fatto gol nella loro carriera: io li ho osservati e li osservo con attenzione, in partita e in allenamento. Devo dire di aver imparato molto anche da Cavani, Miccoli e Tavano». A 26 anni la Serie A le dà ufficialmente un’altra chance: chi c’è con lei in questo nuovo viaggio? «Mia moglie Khatia e i miei figli Sofia e Gio, ma anche la mia famiglia in Georgia. Mio padre Karlo mi dice sempre: “Hai tutto per diventare un grande giocatore, tocca a te”. E io vorrei regalargli altre soddisfazioni».
Obiettivo doppia cifra? «Assolutamente sì, e spero di continuare a segnare anche contro l’Atalanta, squadra molto forte contro cui cercheremo di fare la nostra partita, sempre all’attacco anche in trasferta». Che sfida con Petagna. «Ottimo attaccante davvero, sta facendo benissimo. Speriamo che non segni contro di noi, io da parte mia vorrei tanto lasciare il segno e vincere soprattutto la partita. Ora che mi sento libero, posso farcela». L’Empoli si è liberato finalmente di quella scimmia della tensione sulle spalle? «Penso di sì, battere il Cagliari è stato importante, adesso bisogna continuare e tenere a distanza le concorrenti per la salvezza»”. Questa l’intervista all’ex rosanero Levan Mchedlidze, realizzata da “La Gazzetta dello Sport”.

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Redazione Ilovepalermocalcio