L’edizione odierna della “Gazzetta dello Sport” riporta le dichiarazioni di Juan Mauri, centrocampista del Palermo: «Segnare è sempre bello, non mi riusciva da tempo, non ricordo nemmeno da quando. E’ più speciale perché c’era la mia famiglia allo stadio, il gol lo dedico a loro facendo il segno della C, mia moglie si chiama Camilla e i miei figli Caetano e Cris. Mi piacerebbe farlo più spesso… non segno mai… (ride, ndr). Corsa verso Santana seduto in panchina? Non sono abituato a segnare, non sapevo che fare, l’ho visto in panchina e sono corso da lui. Mario per la sua storia, per il suo carisma è un riferimento e da argentino come lui abbiamo un legame particolare. Un capitano che va in panchina nonostante le stampelle cosa vuol dire per voi? Tanto, ci sta vicino, s’arrabbia, ci sprona. Lui è fatto così, a 38 anni ha ancora voglia di giocare, so cosa pensa, perché in ritiro siamo in camera insieme, so cosa avrebbe voluto fare con questa maglia, l’ho abbracciato perché sono uno che soffre da fuori come lui e so come si sente. Io, a differenza sua, posso giocarmi un posto in squadra».