“Giancarlo Marocchi, 52 anni il 4 luglio, tra i più arguti e credibili opinionisti di Sky Sport, il Bologna nel dna. Quando giocava, da mezzala sapiente, univa i puntini in campo, in modo da creare geometrie preziose. Lo stesso fa quando parla di calcio, prova a definire con chiarezza il quadro che ha davanti. Marocchi, da dove deve partire il Bologna per fare il mercato? «Si parte dalla valutazione dei giocatori che hai. Quella non la puoi sbagliare. Battezzi 5-6 giocatori, beh, poi quelli non si devono toccare, ma no è facile, perché il mercato vive di storture. Diventano cedibili i giocatori che ti chiedono e incedibili quelli che nessuno vuole. Se ci pensi è terrificante». Che tipo di operazioni deve fare il Bologna? «Alla Verdi, alla Di Francesco. Le due tipologie sono quelle. Il 23-24enne talentuoso che nella grande squadra non ha sfondato e il ragazzo che in B ha fatto vedere ottime cose. Entrambi possono ancora migliorare, portano punti pesanti. Di Francesco, male che vada, 5-6 gol te li fa; Verdi è decisivo sui calci piazzati, ogni volta crea un pericolo». Donadoni è l’allenatore giusto per il Bologna? «Donadoni è questo. A Bologna, per tradizione, la gente si scalda di più con allenatori del tipo di Ulivieri, Mazzone, Maifredi. Se si fa un po’ di caos, in senso buono, noi ci divertiamo. La sua qualità? E’ credibile agli occhi dei giocatori» Dove è mancato quest’anno? «Mi aspettavo che trovasse una soluzione in mezzo al campo, in una zona decisiva. Pulgar, Viviani, Nagy: li ha girati tutti, ma niente…A Parma si era inventato Marchionni davanti alla difesa, ecco, mi sarei aspettato un’invenzione..». Pulgar l’ha convinta? «No, come guida della squadra no. Come valore in sè vale gli altri che ci sono» Poli le piace? «Sì, è determinato, conosce il calcio» Mandragora? «Ha i due tempi di gioco, prima interrompe l’azione, poi la riavvia. Non aspettatevi il lancio, accanto deve avere due mezzali che giocano…» Gonzalez? «Mi tengo Gastaldello e Maietta tutta la vita, con i loro pregi e i loro acciacchi fisici». Helander? «Applicato, ma un errore lo fa sempre». Ferrari? «Da tenere. E’ curioso, no? I nostri ragazzi diventano tutti bravi quando escono da Casteldebole. Teniamolo qui e vediamo come cresce». Masina? «Tutti a dire: sbaglia la fase difensiva. E io replico: se tutti noi avessimo un solo difetto saremmo qui a fare festa. Tocca a Donadoni limare quel difetto. Ma Masina può giocare dieci anni nel Bologna. Io lo considero un titolare fisso». Altro argomento complicato: Destro. «Sono due anni che è così, sappiamo chi è. Se la squadra lo metterà nelle condizioni di fare gol, lui li farà – almeno una decina – e penserà che è merito suo». Una puntata ad occhi chiusi. «Rizzo. Ha fisico, corsa, tecnica: è fatto per giocare a calcio» Ma non gioca. Quest’anno spesso è stato fermato dagli infortuni. «Sai cosa diceva un mio vecchio allenatore, Azeglio Vicini? Quando uno in campo scivola non è una scusante, ma un’aggravante. E certe volte vale lo stesso per gli infortuni…» Rizzo, dunque. «Sì, pensa a Candreva. Per anni ha girovagato per il campo, mezzala, trequartista, esterno, un anno bene, l’altro male, poi così così, era un incompiuto. Poi alla Lazio è esploso. Può succedere anche a Rizzo». Che Bologna ha visto quest’anno? «Una squadra monocorde, senza coralità. Dzemaili prendeva il pallone, partiva da solo, ha fatto 8 gol pesanti, ma per esempio garantiva poca copertura. Il primo Bologna di Donadoni, invece, era una squadra d’assalto, che ripartiva con sei giocatori all’attacco e faceva a meno del regista classico. Certo, ci si divertiva di più». Che futuro ha questa squadra? «Non c’è fretta, si lavora per arrivare, ad avere una squadra da 50-60 punti tutti gli anni. Non succederà subito, è ovvio. Ma i dirigenti devono fregarsene degli obiettivi immediati, qui serve avere un orizzonte più ampio»”. Questo quanto riportato da “Il Corriere dello Sport”.