Maresca: «A Parma non è andata come speravo. Facevamo gli allenamenti in quattro lingue. Guardiola…»

Nuova avventura al Leicester per Enzo Maresca che intervistato a “La Gazzetta dello Sport” ha toccato vari temi.

Enzo Maresca, the witness . L’allenatore italiano è stato il testimone privilegiato del primo triplete del Manchester City, il secondo personale di Guardiola dopo quello col Barcellona. Un’annata incredibile che per Enzo, già vice di Pep, si è conclusa con la chiamata del Leicester, che è retrocesso in Championship e ha scelto di puntare su di lui per tornare in Premier League.

Partiamo dalla fine. «Al City sapevano da tempo che avevo voglia di tornare ad allenare da solo. C’erano diverse cose in ballo, il progetto del Leicester mi è parso il più interessante e affascinante. E ora una delle prime cose che farò sarà chiamare Claudio Ranieri, un’istituzione del club».

Riavvolgiamo il nastro. Come arriva al City e a Guardiola? «Nel 2019 lavoravo con Manuel Pellegrini al West Ham. L’esperienza si chiude a fine anno e nei primi giorni del 2020 vengo a Manchester per vedere gli allenamenti di Guardiola. Pep mi accoglie, resto 4 giorni e nasce un bel rapporto. Non l’avevo mai visto prima, ma ci troviamo subito. Restiamo in contatto e in estate mi offrono di guidare l’Under 23 del City. Accetto con entusiasmo e la squadra vince il campionato per la prima volta nella storia. Il rapporto con Pep cresce».

Ecco il Parma. «Sì. Mi piaceva l’idea di tornare in Italia dopo tanti anni. Purtroppo non è andata come speravo: prendiamo 14 giocatori nuovi, è una squadra giovane con ambiente internazionale, facevo gli allenamenti in 4 lingue, non era immediato far passare certi concetti. La partenza è stata complessa e da fuori c’era la tendenza a vedere il bicchiere sempre mezzo vuoto. È finita dopo 13 partite, mi è dispiaciuto, continuo a pensare che eravamo sulla strada giusta».

Da disoccupato a secondo di Guardiola. «Dal City avevano continuato a seguirmi. Vedevano le partite del Parma, apprezzavano le idee. Con Pep ci sentivamo spesso. Quando è andato via Juanma Lillo, il suo secondo, mi ha chiesto di entrare nello staff».

A far cosa? «A occuparmi delle questioni di campo dal lunedì al venerdì. A 360 gradi. Con totale libertà, mi sono sentito a mio agio dal primo giorno».

Parliamo di Guardiola. «Il miglior allenatore del mondo, un direttore d’orchestra inimitabile. Per lui ogni musicista è fondamentale e si preoccupa che tutti si sentano a loro agio e suonino al meglio, che sia un dirigente, di un calciatore o l’ultimo arrivato tra i magazzinieri. L’armonia è un concetto assoluto che veste l’intero gruppo».