Il tecnico del Brescia Rolando Maran ha parlato in conferenza stampa in vista della gara di domani contro il Bari.
Ecco le sue parole:
«Vogliamo cercare la posizione migliore nei play off, ma ci sta che si faccia qualche ragionamento sul primo turno e devo tenere conto dei diffidati perchè non ho una rosa lunga. Dovrò fare l’equilibrista. Andranno comunque in campo giocatori che daranno garanzie».
Tensione e paura sono dalla parte del Bari? «Hanno un obiettivo grande da raggiungere, ma è enorme anche per noi. Poter chiudere sesti e avere il fattore campo e due risultati su tre è tanta roba, ognuno ha la propria storia e il proprio obiettivo. Ci stiamo allenando con un entusiasmo incredibile, quello che abbiamo vissuto domenica è stato bellissimo, aver festeggiato con i nostri tifosi è stato quasi una trama già scritta con il lieto fine, ma oggi siamo felici di poter raggiungere il secondo obiettivo stagionale. Con voglia ed entusiasmo, che abbiamo sempre messo, ci focalizziamo su un sogno».
Hai letto l’intervista del presidente a La Gazzetta dello Sport? «Sì e lo ringrazio per le belle parole spese pubblicamente per me. Ha fatto tutte considerazioni condivisibili. C’è la volontà di proseguire insieme. Ora però è importante finire bene».
I diffidati sono in tutti i ruoli tranne che in attacco vuol dire che lì non farai turnover? «Vogliamo essere competitivi, abbiamo davanti un traguardo che è una cosa fantastica. Questo ci può dare un vantaggio e la giusta sfacciataggine. Se ci concentriamo sugli assenti non ne veniamo più a capo. Nell’arco del campionato si sono alternati tutti, la rosa per il 95% ha un minutaggio equilibrato».
Cartano è l’unico che non ha ancora giocato… «Ha fatto un salto doppio, due anni fa era in D. Ha caratteristiche importantissime, ma ha bruciato molto le tappe e si è trovato in un palcoscenico molto competitivo, sta lavorando bene, ma deve capire ancora la nuova realtà».
Un anno fa di te si diceva che non eri più adatto alla serie B…«Lo dissero dopo sole sei partite. Ero veramente incazzato per come era andata a Pisa, sapevo che la mia prossima tappa poteva essere importante per portare la mia consapevolezza di poter dire ancora fare qualcosa di buono. Un anno e mezzo a casa non poteva cancellare venti anni passati in un certo modo, portando a casa sempre obiettivi. Essermi rivisto centrato in un progetto mi ha dato fiducia e convinzione, ho capito subito che Brescia era il posto giusto».