Trazzeri: ritratti e storie rosanero – Mara Saviano, la Signora in Rosa

Le donne tifose ai nostri giorni non sono più una sorpresa per nessuno, sono lontani gli anni in cui Rita Pavone cantava “la partita di pallone”. Altri tempi:  il calcio inteso come una “faccenda per soli uomini” non esiste più, le supporters in gonnella si sono moltiplicate e le donne hanno dimostrato che passionalità e competenza calcistica al femminile non hanno nulla da invidiare a quelle che, fino a poco tempo fa, sono state indiscusse prerogative prettamente maschili.
Questa settimana, conosciamo Mara Saviano, la nostra Signora in Rosa, che nonostante già da parecchi anni vive lontana da Palermo conserva forte nel suo cuore una grande passione per la squadra rosanero.

Ben trovata Mara, da quanti anni manchi da Palermo e perché hai deciso di andare via?

«Sono andata via da Palermo nel 2003, dopo una vacanza trascorsa in Toscana, perché ho creduto di poter trovare in questa Regione più opportunità di lavoro, non solo per me, ma anche per la famiglia che stavo creando con il mio fidanzato».

Perché, secondo te, molti giovani cercano una realizzazione professionale lontano da Palermo? Qual è stata la tua esperienza di inserimento nel mondo del lavoro fuori dalla Sicilia?

«Palermo è una città difficile dal punto di vista lavorativo perché, principalmente, mancano le grandi Aziende, l’economia ruota intorno al commercio, alla libera professione e agli impieghi statali, regionali e comunali. Sono davvero poche le opportunità professionali, sia per l’alto numero degli  abitanti, sia perché nella nostra città, mi dispiace dirlo, esiste ancora la mentalità di privilegiare gli amici degli amici. Una regola che esiste in tutta Italia, ma che a Palermo è molto più pesante rispetto che altrove. La mia esperienza in Toscana è iniziata quasi per gioco, dopo i primi 3 mesi di ambientamento ho presentato il mio curriculum ad un’agenzia di lavoro e di lì a poco ho iniziato a lavorare come Account per un’azienda telefonica. Successivamente, dal 2006 al 2013, ho lavorato per un’ Azienda farmaceutica. Ho lasciato il lavoro dopo la nascita dei miei due bimbi, nati  a distanza di un anno l’uno dall’altro. Attualmente sono iscritta all’Università in Scienza della Comunicazione ed ho intrapreso un’attività in proprio. Sono distributrice di prodotti di eccellenza siciliana in tutto il territorio della Toscana».

Come è nata la tua passione per i colori rosanero?

«La mia passione nasce più o meno quando avevo 4 anni, l’amore per il Palermo mi è stato trasmesso da mio padre, il mio ingresso alla Favorita fu grazie a lui. Ho sempre portato con me, in giro per il mondo, i colori rosanero, anche se mi sono trasferita definitivamente nel 2003, già a 19 anni ero fuori casa e per alcuni periodi della mia vita ho vissuto anche a Roma e a Bologna».

In che modo ti sei organizzata per seguire il Palermo, in questi anni, in giro per l’Italia?

«Per motivi familiari sto tornando fisicamente allo stadio solo adesso, chiaramente ho dovuto dare priorità ai miei bambini e quindi seguivo le partite  attraverso la TV. Adesso che i miei figli sono più grandi, Manfredi ha appena compiuto 5 anni, Violante invece ne ha 4, per me è molto più facile organizzarmi e portarli con me in trasferta. Mio marito invece segue il Palermo per riflesso, non è mai stato un grande appassionato di calcio, posso dire di averlo trascinato io in questa passione».

Delle tante trasferte che hai fatto, quale ricordi con maggiore affetto e perché?

«Quella che mi ha entusiasmato di più è la trasferta di Firenze, quella che vincemmo grazie ai gol di Amauri. Ricordo che non ci credeva nessuno, fu una giornata bellissima e di festa, di puro orgoglio siciliano, anche perché andare a vincere a Firenze non è mai facile. Quel giorno ero nel settore ospiti e i miei amici fiorentini durante la partita mi telefonavano per dirmi: “che miracolo state facendo?”. Ma non era un miracolo, noi avevamo un giocatore come Amauri che quando scendeva in campo ci faceva sognare».

Hai un sogno o un progetto legato in qualche modo al Palermo e che speri un giorno di poter realizzare?

«Assolutamente si, sono una sognatrice e spero, a breve, di lanciare la mia idea, aspettavo solo la nostra salvezza per poter coronare, in qualche modo, un anno difficile per la nostra squadra. Sto investendo per un progetto che è legato al mio caffè e che vedrà un’edizione limitata tutta rosanero collegata al mondo dei tifosi. Voglio sostenere alcune iniziative che riguardano il gruppo di facebook “Io tifo solo Palermo”. Il caffè Saviano sarà lo sponsor ufficiale di questa pagina, già gli studenti dell’Accademia delle belle arti di Pisa stanno preparando il logo del caffè e ci sarà anche una mostra dove porterò dentro i nostri colori. Il mio scopo è di dare visibilità ad una passione che lega molti di noi che siamo lontani dalla nostra Terra. Vivere questo amore a distanza è ancora più emozionante, perché ci sentiamo legati alla nostra città in qualsiasi modo, non si tifa solo la maglia e basta, c’è tutto l’orgoglio di essere palermitani».

Cosa ti manca della nostra città e quali sono i ricordi più belli che hai portato con te?

«Mi manca il calore della gente, anche se abbiamo tanti difetti che spesso ci inducono a parlare male di noi stessi, il nostro valore aggiunto è il cuore, che viene fuori anche attraverso la nostra passione calcistica. Per la nostra squadra noi davvero stiamo male e siamo capaci di piangere per gioia. E’ una cosa che appartiene in generale a tutti i tifosi, ma quelli del Palermo sono davvero speciali.
Della nostra città mi mancano tantissime cose, nei miei occhi c’è sempre il nostro meraviglioso panorama, Mondello, le viuzze, le bellezze dei monumenti e l’abbanniata dei mercati. Ho portato alcuni amici toscani ed emiliani, che non erano mai stati a Palermo, a Ballarò e alla Vucciria, per fargli vedere i nostri colori e assaporare i nostri sapori. Spiegare a qualcuno che non è mai vissuto a Palermo cosa è l’abbanniata è difficile, glielo devi fare vedere, fargli sentire che non è solo un urlare fine a se stesso, è una tradizione, un modo di essere, un modo di vivere».

Come vuoi salutare tutti i nostri amici e qual è l’augurio personale che vuoi fare alla squadra rosanero?

«Saluto tutti i miei fratelli rosanero con l’augurio di essere sempre più orgogliosi e più uniti, spero che la tifoseria della curva torni ad essere compatta senza più divisioni. Mi auguro poi che la Società faccia le scelte più giuste per creare una squadra che possa presto tornare a farci sognare».