«Sono il primo a fare il tifo perché il calcio riprenda, ma dopo pochi giorni alla parola calcio si è sostituita la parola Serie A. Dilettanti e Lega Pro hanno capito abbastanza presto che con certe dinamiche di protocollo non erano in condizioni di riprendere. Da mesi insisto: puntiamo a ripartire, ma non essendo possibile fare previsioni di lunga scadenza, viste tutte le variabili esistenti, deve esistere anche un Piano B. Se la curva dei contagi manterrà un indice basso, credo non ci sarà problema a partire un paio di giorni prima. Lo leggo, ma mi risulta che non tutti siano d’accordo. Voglio sia chiaro che il Coni ha solo interesse se il calcio, o meglio la Serie A, riesce a risolvere i problemi. Le mie non sono invasioni di campo come qualcuno le ha definite. Un piano B avrebbe richiesto di mettere intorno ad un tavolo tutti i soggetti coinvolti: la Figc, la Lega di A, il Coni se ci avessero invitato, i calciatori, gli allenatori, gli arbitri, i medici sportivi, magari un rappresentante Uefa, i broadcaster. Tutti in una stanza per trovare soluzioni e accordi in caso fosse impossibile ripartire o fosse necessario fermarsi di nuovo. Classifiche, tagli stipendi, date, rate di diritti tv. Perché non è stato fatto? È difficile ma sarebbe servito stare chiusi come in certi vecchi tavoli di concertazione». Queste le parole del presidente del Coni, Giovanni Malagò, rilasciate ai microfoni di “La Gazzetta dello Sport” in merito alla ripresa della Serie A.