A Palermo i carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 85 persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di droga, reati in materia di armi, estorsione e corruzione. Sono 63 le persone che sono state portate in carcere, 18 agli arresti domiciliari e quattro sottoposte a obblighi di dimora e presentazione alla polizia giudiziaria. Sono 70 i provvedimenti cautelari tra Palermo, Trapani, Latina, Napoli, Roma e Nuoro.
L’inchiesta
Disarticolate, inoltre, cinque organizzazioni di trafficanti di stupefacenti i cui componenti sono accusati di produzione e traffico di marijuana cocaina e hashish: e tra loro c’era un patto per non compromettere i guadagni. Un gruppo era diretto da Michele Vitale, della storica famiglia mafiosa di Partinico, un altro aveva al vertice un’altra Vitale, Antonina, sorella della ex pentita Giusy e dei boss Leonardo e Vito, e il figlio Michele Casarrubia. C’erano poi la banda con a capo Nicola Lombardo e Nunzio Cassarà, quella diretta dai fratelli Maurizio e Antonino Primavera e quella capeggiata dai fratelli Gioacchino e Raffaele Guida, Massimo Ferrara e Angelo Cucinella.
La talpa era un agente della polizia penitenziaria
Inoltre, sono accusati anche di reati in materia di armi e contro la pubblica amministrazione come la corruzione di un agente della polizia penitenziaria in servizio presso il carcere Pagliarelli di Palermo. L’agente, a cui è stato contestato il reato di corruzione aggravata, ha favorito il boss rendendo possibili scambi di lettere dal carcere e ha rivelato agli indagati informazioni sull’organizzazione della struttura carceraria per ostacolare le attività di indagine e di intercettazione. In cambio avrebbe ricevuto cibo (ricotta, arance, carne di capretto), vestiti (felpe, tute), il lavaggio mensile dell’auto e l’acquisto di carburante a un prezzo inferiore a quello di mercato. Le accuse sono, a vario titolo, di associazione finalizzata alla coltivazione, alla produzione e al traffico illeciti di sostanze stupefacenti. L’inchiesta nasce da accertamenti avviati dai carabinieri nel novembre 2017 su Ottavio Lo Cricchio, imprenditore del settore vinicolo, e Michele Vitale, esponente della famiglia mafiosa dei Vitale, storici capi del mandamento mafioso di Partinico.
Arrestata Giusy Vitale
Tra gli arrestati, c’è anche Giusy Vitale, sorella dei capi del mandamento mafioso di Partinico Leonardo e Vito e collaboratrice di giustizia. La donna è tornata in carcere. Con lei sono stati arrestati anche la sorella Antonina e il nipote Michele Casarrubia.
L’indagine
Da quanto ricostruito, nel novembre 2018, Casarrubia va a Roma per trattare l’acquisto di un’ingente quantità di cocaina con Consiglio Di Guglielmi, detto Claudio Casamonica, personaggio di vertice dell’omonimo clan romano, successivamente morto per Covid. All’incontro, interamente registrato dagli inquirenti, partecipa tra gli altri anche l’allora collaboratrice di giustizia oggi accusata di aver acquistato cocaina da fornitori calabresi a Milano e Bergamo. Le conversazioni registrate tra la Vitale e il nipote hanno messo in luce il suo ruolo nel traffico di stupefacenti. “Ed è assolutamente chiaro come la donna non si sia dissociata dall’ambiente criminale in genere e da Cosa nostra in particolare”, scrive il gip. Tra gli episodi che dimostrano che non avrebbe mai rotto il suo legame col clan c’è una sua conversazione col nipote del dicembre 2018 a Roma. Casarrubia, nell’informare la zia delle dinamiche criminali della cosca di Partinico, le riferisce che, a seguito di un furto di marijuana commesso dal cugino Michele Vitale, questi era stato convocato dai vertici della cosca per rendere conto del suo gesto. La donna, per nulla sorpresa, risponde che l’iniziativa è assolutamente fisiologica perché conforme alle regole di Cosa nostra.