Da qualche giorno era ricoverato all’Istituto dei Tumori di Milano: da circa un mese Mondonico sapeva di essere affetto da un cancro, molto più esteso e aggressivo di quelli che negli ultimi otto anni aveva combattuto e vinto. Negli ultimi anni è stato opinionista per la RAI ed emittenti locali e testimonial nazionale per il CSI, lui con la sua reputazione di uomo di provincia e di persona semplice. Nonostante la notorietà non ha mai rinunciato ad allenare i bambini all’oratorio di Lodi la domenica mattina, come non ha mai perso un appuntamento con la sua squadra di affetti da dipendenze, da alcol e droga che fosse. Il mondo del calcio lo ricorderà per la vittoria della Coppa Italia con il suo Torino, per quella sedia alzata in segno di protesta per un rigore (che non c’era) non dato, a bordo campo della finale di UEFA persa contro l’Ajax, per la meravigliosa cavalcata in Coppa delle Coppe con l’Atalanta, allora in Serie B, quando si arrese solo al Malines. Lo ricorderà come specialista di promozioni, per aver lanciato giocatori come Gianluca Vialli, come maestro dell’ex tecnico della nazionale Cesare Prandelli, ma soprattutto per il suo modo di interpretare il gioco e la vita, senza risparmiarsi, usando la testa quando i piedi mancano. Gli è mancata una grande squadra, ma certamente, a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, Mondonico l’avrebbe meritata. Mancherà a tutti coloro che lo hanno conosciuto e a tutti i tifosi sparsi per l’Italia, lui con il suo modo sornione di affrontare la vita e gli avversari.