L’ultimo viaggio di Zamparini. Palermo piange il presidente. Un lungo elenco di campioni. Tutto cominciò con Zauli, poi un colpo dietro l’altro e tante scommesse vinte
L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sul lungo elengo di campionai portati al Palermo da Maurizio Zamparini.
Dal pullman di Longarone agli sconosciuti diventati campioni. Il mercato del Palermo, con Zamparini, ha avuto tante facce. Di certo, non è mai stato banale. Dopo aver portato mezzo Venezia con sé in Sicilia, decise di puntare su un colpo ad effetto. Voleva Zauli e prese Zauli, quasi litigando con Glerean e mettendo pure a dura prova Foschi nella trattativa col Vicenza. Ma nei primi due anni di Serie B, il suo Palermo, concluse acquisti che definire fuori categoria sarebbe riduttivo. Corini dal Chievo, Toni dal Brescia, i gemelli Filippini fino alla ciliegina, quel Fabio Grosso che a novembre giocava in nazionale e a gennaio si trovò tra i cadetti. Di passaggio, certo, ma la scommessa fu lui a vincerla, prima che Zamparini. Senza Palermo, forse, non avremmo mai visto Grosso calciare il rigore decisivo per la vittoria del Mondiale da parte dell’Italia.
E con lui, a Berlino, c’erano Barone (già nel giro della nazionale maggiore) e due pilastri dell’under 21, Barzagli e Zaccardo, entrambi saliti sull’aereo per la Germania nell’estate del 2006. Gli acquisti che più hanno esaltato Zamparini, però, sono quelli dei giovani esplosi proprio a Palermo. Ragazzini giunti in Sicilia senza che nessuno sapesse nulla di loro, diventati di colpo dei campioni, ancora oggi in campo nei più grandi palcoscenici. Kjaer giocava nelle giovanili del Midtjylland e oggi è un punto di forza del Milan, nonché capitano della nazionale danese. Ilicic lo conoscevano a malapena gli scout sloveni e il Palermo se lo ritrovò contro in Europa League, col Maribor.
Fu amore a prima vista e la sua carriera, in Sicilia, spiccò il volo. Proprio come avvenne un anno prima con Pastore, visionato in Argentina e subito portato in rosanero, perché uno che gioca a calcio in quel modo non poteva essere ignorato. E un anno dopo, la stessa intuizione la ebbe per Franco Vazquez, un altro che nel campionato argentino stava pian piano emergendo, attirando le attenzioni dei principali club europei. Sono due, però, i «colpi» che lo stesso Zamparini riteneva tali, più di ogni altro. Il primo, nell’inverno del 2007, quando pur di portare in Sicilia un giovanissimo Edinson Cavani costrinse Foschi a tenerlo imprigionato in un hotel di Milano, senza far sapere a nessuno chi fosse e che si trovasse lì per firmare col Palermo. Il secondo, nel 2012, quando si presentò in ritiro con un giovane calciatore dalle sembianze fanciullesche.
«Ma chistu è un picciriddu», disse l’allora factotum Franco Marchione, dandogli a sua insaputa un soprannome che lo accompagnerà per tutta la vita. Perché quando Zamparini si svenò per Paulo Dybala, in rosanero arrivò davvero un bambino, o almeno, questo sembrava. Poi sul campo, pur dovendo aspettare un paio d’anni per il definitivo exploit, di bambino non c’aveva nulla. Anzi, finì per essere l’ultimo vero campione passato da Palermo, tra quelli che l’imprenditore friulano cercò di lanciare in maglia rosanero.