Secondo quanto riporta “Gianluca Di Marzio”, ecco qui di seguito le parole di Luigi De Laurentiis, amministratore unico di un Bari sospeso tra il secondo posto al momento dello stop del girone C di serie C a causa dell’emergenza Coronavirus e la voglia di completare l’inseguimento a quella Serie B che la società pugliese ha frequentato fino all’estate 2018. Momento del fallimento societario e della ripartenza sotto la guida della famiglia De Laurentiis: «Ci siamo sempre difesi con il coltello tra i denti ed è ovvio che nel momento in cui i nostri interessi sono lesi, ci facciamo valere. Abbiamo lavorato giorno e notte per ricostruire questa bellissima piazza del calcio italiano. Il primo straniero che passa e prova a mettere i bastoni tra le ruote, deve vedersela con me. Nasco in una famiglia che mi ha insegnato a lottare, soprattutto quando una cosa è tua. Il calcio mi è mancato molto, come famiglia a Bari siamo un gruppo molto unito, ci frequentiamo molto e stiamo tanto insieme. Mi è mancato il Bari calcio. Cerco di comprendere, carpire, metabolizzare e valutare quali possono essere i prossimi step».
A capo della SSC Bari dal 31 luglio 2018, in meno di due anni da presidente De Laurentiis ha festeggiato una promozione in C e mosso passi importanti nelle gerarchie dei dirigenti calcistici italiani. «Oltre al calcio come gruppo imprenditoriale abbiamo i cinema, i parchi a tema, i film, siamo nel food – ricorda – tutti comparti colpiti da questi mesi particolari. Durante il lockdown il primo pensiero è stato cercare di mantenere a galla il tutto. Definisco i calciatori dei piloti perché amo l’automobilismo”. E il parallelismo viene da sé: “Il Bari è la nostra Ferrari, è diventato un pensiero fisso. Mi sono sposato con il territorio ed è stato un bellissimo matrimonio. Ho conosciuto una parte del Paese meravigliosa”. Che apprezza un Luigi De Laurentiis ma così determinato prima d’ora. “Dicono così? (sorride, ndr). Mi fa piacere che il tifoso e i nostri fan abbiano recepito che la società ha un linguaggio preciso e definito. Finora il mio impegno e quello del Bari verso i propri tifosi e la società sono stati improntati alla serietà e alla credibilità».
L’indicazione della Figc in Consiglio Federale per le leghe professionistiche è stata chiara: esprimere, dove possibile, verdetti sul campo. «Il costo principale è quello legato ai protocolli sanitari, che impongono una serie di restrizioni – spiega De Laurentiis – per riprendere gli allenamenti parliamo di cifre comprese tra i 90 e i 130 mila euro per squadra. Poi ci saranno ulteriori spese, che potrebbero salire laddove si trovasse una positività, il che impone a tutti di restare in hotel. Cosa dico a chi chiede se ci sono davvero le condizioni per tornare a giocare? Se ci fossero ne saremmo contentissimi. Abbiamo impegni verso sponsor, tifosi e tante aree che devono essere soddisfatte. Sarebbe un segnale per un industria, quella del calcio, che non è da poco e sviluppa trend impattanti per il nostro Paese”. Prima il campo, poi sarà tempo di ripensare il calcio italiano: “Si parla di riforma, sono d’accordo. Mi è parso di capire ci saranno problemi per alcune squadre di B. Questo fa comprendere le difficoltà, che saranno acuite in C. Si è parlato dell’eliminazione delle fideiussioni, ma io ritengo debbano essere molto severe, servono requisiti stringenti. Un comparto professionistico a 52 o 60 squadre sarebbe sicuramente una piattaforma più intelligente rispetto alle 100 attuali. Sarebbe una condizione migliorativa per tutti, dagli sponsor ai diritti tv alla rappresentazione del numero di piazze. Anche perché i fallimenti delle squadre rovinano la percezione di campionati allestiti con un certo livello di serietà e delle società serie che ne fanno parte. Ho letto tanta demagogia in queste settimane, calcio compreso. Le frecciatine dei colleghi che dicono che vogliamo giocare per forza? Nella mia giornata posso dedicare un 10 per cento del tempo al gossip…».