In un’intervista rilasciata a Valerio Tripi per Repubblica Palermo oggi in edicola, Luca Toni, leggenda del Palermo, analizza il momento della squadra rosanero, con particolare attenzione all’attacco e alla guida tecnica di Alessio Dionisi. Con l’esperienza di chi ha vissuto Palermo come tappa cruciale della sua carriera, Toni offre una riflessione profonda sulle dinamiche attuali del club, tra sfide e potenzialità inespresse.
Che ne pensa dell’attacco del Palermo?
«Sono tutti attaccanti che rappresentano un lusso per la B, il problema è che devono entrare in sintonia. Sono tutti e tre forti: Brunori è sicuro, Henry mi piace molto e anche Le Douaron ha qualità. Ogni partita può essere quella della svolta. A Palermo, all’inizio non segnavo, ma sapevo che poteva scattare la scintilla, e alla fine nella prima stagione ho fatto 30 gol. Gli allenatori vogliono sempre mandare in campo gli 11 più forti. Certo, anche loro possono sbagliare, ma non ho mai visto un allenatore lasciare in panchina chi ti fa vincere le partite».
Che ne pensa di Dionisi?
«Allenare a Palermo non è come allenare qualsiasi altra squadra: sai che devi vincere per forza. Se hai fiducia nel tuo allenatore, bisogna compattare l’ambiente attorno a lui. Anche in questo caso, se scatta la scintilla, questa è una squadra che può vincerle tutte, perché ne vedo poche sulla carta più forti del Palermo. Dionisi deve ancora trovare la quadra: non è facile, ma può farlo. Sa benissimo che basta una partita per lanciare una cavalcata».
Ed eventualmente c’è sempre il mercato, non trova? «Sì, anche se a gennaio puoi cambiare qualcosa, ma non troppo».
Però l’anno della vostra promozione in A fu un mercato di livello: i gemelli Filippini e Grosso su tutti. «L’ossatura di quella squadra però era già forte. Più di due o tre giocatori non puoi cambiare, a meno che non sia tutto sbagliato. Chi non se la sente più di giocare con questa maglia deve andare in sede e dirlo chiaramente».