Lo sfogo di Jacobs: «Se fossi americano non sarei sotto accusa. Qualcuno sta rosicando»
Marcell Jacobs ha rilasciato un’intervista ai microfoni di “Repubblica” ha risposto alle accuse di doping da parte dei media inglesi alle insinuazioni degli americani che lo hanno descritto come uno sconosciuto, sollevando di fatto altri dubbi.
Ecco le sue parole:
«Non è vero che non mi conoscevano, lo stesso Fred Kerley che ha dichiarato di non sapere chi fossi, a maggio aveva visto un video di una mia partenza che gli avevo mandato, siamo amici sui social, e sa cosa mi ha scritto? “Se parti così fa 9”80“. Esattamente il tempo che ho fatto nella finale di Tokyo».
E ancora: «De Grasse l’avevo battuto a Montecarlo, agli Europei indoor nei 60 ho stabilito il miglior tempo mondiale dell’anno. Sono tutte bugie, quindi, sapevano bene chi fossi. Stanno solo rosicando, gli dà fastidio che non abbia vinto un loro atleta». Se fosse stato americano lo avrebbero accusato? «Assolutamente no», ha replicato. «C’è sangue americano che scorre nel mio corpo ma io sono cresciuto solo in Italia, l’Italia è quella che avrei scelto sin dall’inizio. Negli Stati Uniti non so se andrei mai ad abitare», ha dichiarato. Jacobs racconta di girare tranquillamente per le strade di Roma, senza problemi quando viene fermato per una foto o un complimento. Poi va allo stadio Paolo Rosi di Roma, dove si allena e consola i bambini che sbagliano una gara. «Cerco di spronare i più giovani ad avere un obiettivo ricordandogli che non ti regala niente nessuno e saranno più le volte che va male che bene».