Alessandro Diamanti, ex calciatore fra le altre del Palermo e del Livorno, ha parlato a “Il Tirreno” della drammatica situazione della società toscana: «Sento un gran dispiacere che proprio non mi passa. Sono dispiaciuto, ma non sorpreso da questo declino. Questa era una fine annunciata. Due anni fa ho toccato con mano i problemi che aveva il Livorno. Li ho vissuti dall’interno per cui penso di poterlo affermare con cognizione di causa. Quali erano questi problemi? Ah. Ce n’erano tanti. Troppi. Ci metterei troppo tempo a elencarli tutti. Solo gli amici più stretti che ho a Livorno sono al corrente delle difficoltà che ho incontrato per portare professionalità. Una cosa su tutte, però mi ha lasciato di sasso. Quando sono tornato nell’estate del 2018 ho ritrovato a lavorare per la società le stesse persone che c’erano quando andai al West Ham nel 2009.
Allora io parto da questo presupposto: quando si vince è giusto mantenere il gruppo di lavoro. Ma in quei nove anni il Livorno aveva sì collezionato due promozioni, ma anche tre retrocessioni, non dimentichiamolo. E la retrocessione è il fallimento, la sconfitta di tutti: della società, della squadra, dei dirigenti, dell’ambiente. Ed è normale che qualcuno vada altrove. Ecco, quando sono tornato ho trovato tutto come prima, ma invecchiato di dieci anni»