“Libero” contro Buffon: “Caro «Piangigi», le tue lacrime fanno ridere”

L’edizione odierna di “Libero” si scaglia contro Gigi Buffon e le sue lacrime dopo l’esclusione dal Mondiale 2018. Ecco quanto si legge:

“Ca**o piangi, Gigi, o meglio, come da oggi dovremmo ribattezzarti, PianGigi Buffon? Il tuo pianto l’altro ieri, dopo l’eliminazione e umiliazione dell’Italia, qualcuno potrebbe anche romanzarlo e leggerlo poeticamente come faceva Umberto Saba allorché cantava del «portiere caduto» e del «compagno in ginocchio che scopre pieni di lacrime i suoi occhi». Ma noi no, ché non c’è epica nel tuo finale, ché il pianto si riserva a epiloghi gloriosi, a scontri tragici e persi in modo ingiusto, a battaglie eroiche combattute fino in fondo, dove mancò la fortuna ma non il valore. Non si riserva, il pianto, a chiusure piene di grottesco, a trame per cui sarebbe meglio, al calare del sipario, il Fischio, lo Sberleffo e per fino lo Spernacchio. No, non c’era Tragico nel dramma nazionale recitato due giorni fa a San Siro, semmai il Farsesco e un toccò di Melò, con scena strappalacrime in extremis per commuovere gli astanti, e niente catarsi, perché in fondo solo una buffa e goffa beffa si era consumata. Hai diritto di piangere se hai sfiorato la vittoria, se un Baggio ti spedisce in tribuna il rigore decisivo durante una finale, o se hai dato tutto e tutto hai perso come Baresi quella volta. Ma piangere perché a un Mondiale non ci sei nemmeno arrivato è pura autocommiserazione: se la tua squadra in campo ha fatto piangere, le tue lacrime finali fanno soloridere. E poi, caro Buffon, il pianto ha valore se  è evento definitivo, se simboleggia un atto unico, se è perentorio nel suo essere non più ripetibile, e accompagna momenti solenni, come sono sempre gli addii e i finali, di una vita o di una carriera. Ma diventa pianto sterile se è reiterato, se si ripresenta sempre uguale, se segna il sottofondo emotivo di ogni uscita da una competizione, come hai fatto tu che hai pianto dopo l’eliminazione dell’Italia dall’Europeo nei quarti di finale contro la Germania, che hai pianto dopo la sconfitta della Juve nella finale a Cardiff contro il Real, e che forse piangerai ancora quando lascerai del tutto il calcio e non solo la Nazionale. Un pianto così diventa rito scenico, e un tantino osceno, un siparietto buonista e consolatorio, che non lava via né la vergogna né la rabbia”.