Il settimana Sportweek, inserto de “La Gazzetta dello Sport” ha realizzato una lunga intervista all’ex rosanero Lorenzo Lucca il quale si è soffermato a parlare su vari temi, tra cui la sua nuova avventura in Olanda, ma anche rivelato un aneddoto che riguarda il Palermo.
Da Moncalieri ad Amsterdam. Da Torino alla conquista dell’Europa, con addosso la maglia dell’Ajax. Un paradiso in terra se sei giovane e di mestiere fai il calciatore. Ventidue anni compiuti lo scorso 10settembre, Lorenzo Lucca è pronto a spiccare il volo. E pensare che solo un anno e mezzo fa giocava a Palermo in Serie D. Poi l’esplosione a Pisa, in B, fino alla chiamata che gli cambia la vita. Un inserimento graduale con la squadra riserve – lo Jong Ajax – con cui mette a referto 4 presenze condite da altrettanti gol e un assist. Tanta panchina in prima squadra, qualche minuto nei finali di gara – 75 fin qui –, per un totale di 8 presenze e 2 gol. Due reti di fila in quattro giorni (tra il 6 e il 9 novembre), contro PSV e Vitesse. Una media di un gol ogni 37 minuti circa. Due esultanze piene di rabbia, soprattutto la prima, quella dopo la rete in semi-rovesciata messa a segno alla Johan Cruijff ArenA, per un battesimo impossibile da dimenticare.
Cosa c’era in quell’esultanza? «Un po’ di tutto, perché era da tanto che non segnavo, perché per essere qui ho dovuto abbandonare la mia comfort zone. Casa, famiglia, fidanzata, amici. Eppure mi sembrava di non riuscire a ritagliarmi spazio»
Il primo italiano a indossare la maglia dell’Ajax, il primo a segnare coi Lancieri. Due record che nessuno potrà mai toglierti: ci pensi? «Non tanto, perché per indole sono un tipo che cerca di fare innanzitutto grande autocritica. Un aspetto che mi ha aiutato a raggiungere i miei traguardi, restando fedele a me stesso».
Una casacca storica e leggendaria, indossata prima di te da fuoriclasse quali Cruijff, Rijkaard e Van Basten…. «Quella dell’Ajax è una maglia unica, con un peso specifico enorme, che merita rispetto e dedizione, vestita da grandissimi campioni, tra cui anche il mio idolo Ibrahimovic. Quando ero piccolo guardavo e riguardavo i suoi video e anche adesso, a volte, mi capita di farlo prima delle partite. È il mio modello, la mia più grande fonte d’ispirazione»
Vivi da solo? «Sì, la mia ragazza e i miei amici sono tutti a Torino. Non è semplice essere qui da solo, però tutti i sacrifici fatti sin da quando a 15 anni andai via di casa si stanno ripagando».
Il tuo rapporto coi media? «Non leggo i giornali, perché quando fai il calciatore leggerli può intaccare le tue prestazioni. Ripeto, sono uno tranquillo e tale voglio restare».
Lo si nota anche dall’acconciatura. Semplice, elegante, con tanto di riga. Da dove nasce? «Dai tempi di Palermo. Fu il consiglio di un barbiere. Ho provato, mi è piaciuta. E ho zero tatuaggi. Non ne sento la necessità. Mi piace essere pulito».