Intervenuto ai microfoni di “Itasportpress”, ecco qui di seguito l’intervista dell’ex rosa Denis Godeas. A Palermo ha guidato da protagonista i rosanero nella loro prima e storica esperienza europea.
E come valuti la situazione attuale del calcio italiano? Si discute continuamente di una possibile ripresa, di protocolli e di nuovi malati.
«In questi giorni ho parlato di cosa fare con Mauro Milanese (amministratore della Triestina ndr.). La gestione è difficile. Non invidio chi dovrà trovare soluzioni. Qualsiasi decisione si prende è un problema. Anche riaprendo non si sa se le cose andranno bene. Per quanto riguarda il calcio penso sia quasi scontato ripartire, anche se leggevo di nuovi positivi. Si potrebbe pensare a una soluzione simile a quella adottata in Germania. È comunque tutto molto difficile. Spero che si possa ripartire. Del resto, ricordiamoci che il calcio è un’azienda. Attualmente non so quali saranno i protocolli. Secondo me, se rimangono queste linee è difficile ripartire per chi non ha sponsor importanti. Ovviamente mi riferisco alla Lega Pro perché la Serie A resta comunque un pianeta lontano. Per l’italiano medio il giocatore tipo è Cristiano Ronaldo, ma la realtà è quella della Serie C. Io ho due bambini. Se avessi un figlio particolarmente dotato nel calcio, ma con attitudini da Serie C, gli sconsiglierei di vedere il pallone come un lavoro. Abbiamo tanti ragazzi tesserati, ma sarà difficile pensare di ripartire a settembre».
Si parla di un livello che va abbassandosi nel calcio italiano. Sei d’accordo con questa idea?
«Al giorno d’oggi i giocatori sono molto più attenti alla fase atletica. Ho giocato in Serie A, B e C e rispetto a tanti anni fa i calciatori sono molto più preparati fisicamente e atleticamente. Prima si viveva in maniera molto più blanda su certi aspetti. Era vissuto come un lavoro, ma anche come una passione. Attualmente è aumentato il livello della big, ma è calato nelle altre squadre. I club più blasonati hanno continuato a rinforzarsi a differenza delle società minori. Chiaramente il livello medio è diverso. È meno talentuoso rispetto a quello che ho vissuto io. Faccio un esempio: in Serie B io giocavo con campioni come Luca Toni e Igor Protti, attaccanti che hanno fatto la differenza anche in altre categorie. Adesso faccio fatica a ricordarmi un giocatore capace di colpirmi in modo particolare. E nelle società di Serie B o C si preferisce affiancare ai giovani uno o due elementi di grande esperienza, proprio perché i ragazzi di oggi non hanno quel tipo di preparazione».
Alcuni campioni li hai trovati anche a Palermo.
«Sono stato presentato a Palermo nel gennaio 2006 durante una contestazione. Mentre mi avviato alla presentazione, ero insieme a tre giocatori come Fabio Grosso, Andrea Barzagli e Cristian Zaccardo. Tre futuri campioni del mondo, quattro contando anche Simone Barone. Mentre facevo la loro conoscenza, i tifosi stavano lanciando le uova…. In allenamento giocavo contro Barzagli ed era dura. Ero rognoso da marcare, perché avevo un buon fisico, ma lui era rapido e veloce. Non credo che abbia mai sbagliato un intervento difensivo. Grosso era un gran terzino. Giocava e non faceva fatica. In quella stagione era particolarmente in forma. Non mi stupisce che abbia fatto bene al Mondiale, anche se non credo che qualcuno avrebbe scommesso su un suo torneo così straordinario. Dell’esperienza al Palermo conservo un bel ricordo. Ho avuto la fortuna di segnare la rete qualificazione ai sedicesimi di Coppa Uefa contro lo Slavia Praga e di giocare gli ottavi con lo Schalke 04. In generale mi sono sempre fatto apprezzare dai compagni perché sapevano che il mio approccio era sempre lo stesso in ogni occasione. Prima i campi erano davvero caldi, specialmente nel Sud. Ricordo che prima di un derby a Catania abbiamo dovuto cambiare due volte il pullman. Prima questo era la prassi. Ma anche in quei contesti giocavo sempre sereno».
Quando l’Italia ha vinto il Mondiale, hai sentito qualcuno dei tuoi compagni di squadra?
«Certo, la sera stessa Zaccardo mi ha mandato la foto con la coppa mentre era in camera. Ho un ricordo davvero piacevole di quel momento».