L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sull’ex rosanero Andrea Barzagli e l sua nuova vita.
Quando 4 anni fa ha detto addio al calcio, dopo un mondiale vinto nel 2006 e 8 scudetti consecutivi portati a casa con la Juventus, Andrea Barzagli aveva già un piano B. E stavolta il pallone non c’entra. C’entra la Sicilia, dove ha giocato 4 stagioni col Palermo, e la passione per il vino scoperta quando ancora indossava la maglia del Wolfsburg.
All’epoca, un amico messinese, conosciuto negli anni d’oro del Palermo di Zamparini, gli spediva puntualmente ogni mese in Germania i vini dall’Isola. Barzagli non ne capiva un granché, però quel mondo lo affascinava, come la Sicilia del resto dove si è sempre sentito un po’ a casa. La domenica giocava le partite, il lunedì assaggiava il vino con la moglie Maddalena e gli amici, scoprendone per la prima volta davvero il gusto, la corposità, la morbidezza.
Nel 2014, il salto. Prende in mano un rudere di 12 ettari a Faro superiore, a una manciata di chilometri da Messina, e lo trasforma, grazie a un investimento di 2 milioni e mezzo di euro, in un’azienda vitivinicola che ogni anno produce 50mila bottiglie e sei etichette, tre rossi, due bianchi e un rosato. Con lui a dirigere l’azienda “Le Casematte” c’è l’amico che lo ha iniziato il vino, Gianfranco Sabbatino. «Non avrei investito in un settore che non conosco se non ci fossero stati professionisti fidati e competenti a darmi una mano», racconta Barzagli dopo la vendemmia nella sua tenuta vista mare. «Da qui si vedono lo Stretto e le isole: ci sto benissimo ogni volta che vengo».
E i viaggi in Sicilia, appese le scarpe al chiodo, sono sempre più frequenti: «Una volta al mese vengo alla Casematte e ne approfitto per girare l’Isola dove ho ricordi bellissimi dei miei anni in rosanero: ero molto giovane e c’era una grande carica nel gruppo», dice il quarantaduenne toscano che in tv, quando può, continua a seguire il Palermo: «Si sta rilanciando alla grande», dice.