Il presidente del Lecco, Paolo Di Nunno è stato ospite di “Sportitalia” esprimendosi senza mezzi termini sulla vicenda legata all’iscrizione in B, e in particolar modo sulla querelle per lo stadio di Monza.
«Il Foggia ha detto di tutto all’arbitro dopo la gara d’andata, invece poi sono venuti qui e ne hanno prese altre 3. Fossero stati forti ci avrebbero battuto loro 3-1».
Per l’iscrizione avete commesso qualche errore?
«No, solo un piccolo errore perché il prefetto non stava bene e abbiamo avuto un ritardo di un giorno alla prefettura. Io ho fatto tutto quanto era dovuto, dando subito anche la fidejussione. La Lega vede i soldi ed è a posto, poi si sistema tutto. Io antipatico? No, non penso sia per antipatia. Forse io do fastidio, darà fastidio a qualcuno vedermi. Qualcuno che ha detto che era un uomo di parola e poi all’ultimo si è rivelato un uomo da buttare. L’unica persona a votarmi contro è stata una sola. Io non ho problemi con nessuno, mi facciano ciò che vogliono. Non ho avuto problemi con Balata, presidente della Lega di Serie B. Gravina? Ci sono stati un po’ di problemi, anche quando avevo comprato Eusepi dall’Alessandria che era squalificato per doping. Poi avevo chiesto il permesso per i playoff ma mi era stato negato, anche se lui era stato condannato per quanto accaduto in un’altra squadra e in appello dopo che l’avevamo acquistato. Aveva fatto 4 gol in 4 partite e in appello l’hanno ri-condannato.
«Quest’anno la mia era una squadra da retrocessione, invece è andata in B. I presidenti di C raccontano solo putt****e. Per fare un campionato medio ci vogliono dai due ai tre milioni e poi la Serie C non ti dà niente. Ho incassato di più nei play-off dove ho riempito lo stadio. Lecco è una bellissima città però c’è un punto interrogativo: i soldi se li tengono tutti per loro. Tanto c’è lo scemo, io, che è venuto dalla Puglia che li mette. Però adesso sto godendo io e vedremo chi godrà in futuro. In quattro-cinque anni ho preso il Lecco dal fallimento e l’ho portato in in Serie B. Non sono Berlusconi io. Non ho tanti soldi. Ho fatto quello che ho potuto. Eravamo gli sfavoriti quando abbiamo iniziato i play-off. Nessuno pensava al Lecco. In caso ripartenza dalla D avrei lasciato tutto. Se non avessi vinto il ricorso avrei lasciato il calcio. Devo fare i complimenti ai miei due legali, l’avvocato Salvatore De Lorenzi e Zillari. Contro il Foggia abbiamo fatto due ottime partite. L’allenatore Luciano Foschi è confermato. Lo stadio? Per adesso noi giochiamo a Lecco. Come faccio ad andare fino a Padova? I posti nello stadio ci sono. Non li hanno contati. Lecco-Brescia l’anno prossimo? No! Non è regolare. Una squadra che è retrocessa deve retrocedere. Hanno voluto salvare me per escludere la Reggina. Incontrare Cellino? Non viene allo stadio, è sempre a Londra. Lepore rimane. Se non ce la fa, farà tre quarti di partita. Come se la sente. Cedere Buso? Via solo se mettono i soldi. Più me ne danno meglio sto. Io uso i miei soldi, non i soldi delle mie aziende. Quando andavo a comprare un gelato nel mio paese non mi facevano neanche entrare nella gelateria. Ora posso andare lì e comprarmi la gelateria. Questo deve essere un insegnamento per i ragazzi giovani. Non devono mai mollare e devono andare sempre avanti, nonostante le difficoltà. I miei giocatori si trovano bene perché il Lecco non è una società di calcio, è una famiglia. Siamo tutti alla pari».